Scelta Civica, il partito che non c’è (mai stato), si spacca pure sull’aborto
Era fatale che accadesse. E alla fine è accaduto. Scelta Civica ha rivelato di essere quello che (non) è. Ci voleva un tema eticamente sensibile come quello dell’obiezione di coscienza sull’aborto per rivelare la spaccatura verticale presente nel gruppo montiano alla Camera. La cattolica Paola Binetti, coadiuvata dai parlamentari Udc, ha presentato una mozione fortemente orientata sul diritto dei medici di rifiutarsi di praticare l’interruzione di gravidanza. La laica Irene Tinagli, coadiuvata a sua volta della montezemoliana Italiafutura ne presenta a sua volta un’altra più orientata invece al diritto delle pazienti, ancorché nello stesso documento si garantisca comunque l’obiezione di coscienza da parte dei medici. Sembra una sfumatura ma non lo è . Ne nasce un caso, che crea subito perplessità in Sc e dintorni. È decisamente irritato Ferdinando Adornato, che giudica «politicamente sbagliato esibire su questo tema una divisione assolutamente gratuita». «Non ho firmato -aggiunge salomonicamente il deputato Sc – né la mozione Binetti né quella Tinagli, pur ritenendo entrambe condivisibili e non certo inconciliabili». L’Aldo Moro delle famose “convergenze parallele” non avrebbe saputo dire di meglio.
Ma il problema resta. E mette il dito nella piaga la senatrice Linda Lanzillotta, sempre di Scelta Civica: «L’aborto è un tema delicatissimo che implica valori, sentimenti, diritti e doveri sul quale è necessario trovare una giusta sintesi». Facile a dirsi. Ma l’impresa è titanica, se non impossibile, per un gruppo parlamentare senza partito, un gruppo che non ha ne storia né cultura comune alle spalle, ma solo una temporanea convergenza su un nome e su una figura: Mario Monti. Che non pare però intenzionato a diventare leader politico. Quello che resta sono brandelli di un’identità politica che non è mai esistita. Da una parte Casini e Adornato, cattolici liberalconservatori, dall’altra Dellai e Olivero, cattolici progressisti. E poi c’è Mario Mauro, cattolico ciellino storicamente avverso agli uni e agli altri. E poi ancora c’è Andrea Romano, ex direttore della Fondazione dalemiana Italianieuropei e successivamente passato a dirigere la montezemoliana Italiafuturo. Da lì proviene anche l’economista Irene Tinagli, che fino a un anno fa se ne stava tranquilla a insegnare in Spagna e a pubblicare ogni tanto un editoriale sulla Stampa. Per il resto si tratta di professori e imprenditori, persone comunque di riguardo, che però non hanno mai fatto politica attiva. E che un destino beffardo, senza sapere bene perché, ha proiettato in Parlamento. Inseguendo l’ennesima meteora della poli+tica italiana.