Proposta-choc in Belgio: eutanasia anche per i bimbi. Per gli adulti è già in vigore dal 2002

22 Giu 2013 12:08 - di Gloria Sabatini

La notizia è scioccante. Dopo l’Olanda, il Belgio si sta orientando verso la legalizzazione dell’eutanasia per i bambini malati «senza speranza di guarigione». Tra qualche mese il Belgio potrebbe diventare il secondo paese in cui verrà staccata la spina anche ai piccoli afflitti da malattie incurabili (una legge del 2002 già lo prevede per gli adulti).Compresi l’Alzheimer e la demenza. Lo rivela Avvenire aggiungendo che, purtroppo, non si tratta di un’ipotesi di scuola perché la proposta di legge (avanzata dal Partito socialista) è stata depositata da quattro senatori appartenenti ad altrettanti partiti di maggioranza,  che avrebbero ottenuto un consenso trasversale molto ampio, anche tra i partiti dell’opposizione come Verdi e nazionalisti fiamminghi.

I medici possono mettere fine alla vita di un bambino –  ha spiegato il socialista Philippe Mahoux,  uno dei padri della legge del 2002 che ha fatto registrare il record di eutanasia – nel caso in cui il piccolo si trovasse «in una situazione medica senza uscita, in uno stato di sofferenza fisica o psichica costante e insopportabile». Peggio che nei Paesi Bassi, qui non esiste una soglia d’età minima per richiedere l’iniezione letale perché – a detta degli esperti – i piccoli gravemente malati svilupperebbero una particalare  «capacità di discernimento» e una «straordinaria maturità». Servirà l’autorizzazione di entrambi i genitori che potranno avvalersi di un sostegno psicologico dopo la morte del figlio. E se il medico si rifiuta? Nessun problema, la “pratica” passa a un collega. In Olanda, malgrado  l’eutanasia possa essere chiesta solo da bambini che abbiamo compiuto 12 anni, sono molti i casi di “aiuto” a morire anche ai neonati (almeno venti nell’ultimo anno). L’agghiacciante proposta, che potrebbe diventare legge dopo l’estate, non embra aver scosso l’opinione pubblica belga, la difesa della vita (che i paladini del laicismo senza se e senza chiamano “accanimento terapeutico”) per ora è affidata ai vescovi che hanno chiesto il ricorso alle cure palliative.

 

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