Pacifismo all’italiana: il Pd all’attacco degli F35 con Sel, grillini e montiani “arcobaleno”
Sul governo Letta si sta per addensare un nuvolone carico di pioggia, guai e di saette. Le saette sono quelle degli F35, i nuovi cacciabombardieri che l’Italia dovrà acquistare entro il 2026 per rinnovare la propria flotta aerea ormai obsoleta.La maggioranza del deputati Pd parrebbe infatti orientata ad appoggiare le mozioni di Sel e del M5s (che stanno preparando anche un sit-in davanti a Montecitorio) per bloccare l’acquisto e fare uscire l’Italia dal programma Nato. Sarebbe una conversione a “u” nella politica italiana di difesa, con inevitabili, gravi conseguenze per il nostro Paese, che si ritroverebbe, di qui a una quindicina di anni, praticamente disarmato sul fronte aereo. Ma tutto questo ai demagohi neopacifisti non interessa. “Sento il dovere morale, prima che politico, di dire no agli F 35 e alle spese militari”, dice ispirato Gero Grassi, vicepresidente dei deputati del Pd. E Pippo Civati: «Il gruppo del Pd rivendica la competenza parlamentare e chiede che sia fatta un’indagine sulla questione degli F-35 e delle altre spese militari, perché si chiariscano obiettivi e impegni».
Al tentativo del Pd di rimettere in discussione gli F35 arriva un appoggio anche da Andrea Olivero, coordinatore politico di Scelta Civica (il partito del ministro della Difesa Mario Mauro). L’esponente di Sc (è bene comunque ricordare che Olivero è l’ex presidente delle Acli ) si esprime in modo molto indiretto e “democristiano” , ma il senso politico è chiaro: «Credo che il modello di difesa delle singole nazioni sia superato. Dobbiamo andare verso un modello integrato a livello comunitario creando un esercito europeo. Solo fatta questa verifica e compreso il disegno europeo in cui gli stati contano di difendersi e di condurre operazioni di pace, sarà possibile calendarizzare gli acquisti di questi velivoli» . Vale la pena ricordare che la polemica contro gli F35 aveva recentemente trovato un pretesto sul costo elevato del programma. A tale argomentazione è facile però rispondere che la spesa sarà distribuita su un arco temporale di almeno quindici anni. Va comunque sempre ricordato che la spesa militare dell’Italia è, in realazione al Pil, nettamente inferiore a quella mondiale. E tale rimarrebbe anche con l’acquisto degli F35.