Il Pdl alla ricerca del “quid” perduto, mentre impazza la confusione
E adesso parte un’altra “rivoluzione”. Nel Pdl, naturalmente. Le fibrillazioni scuotono il partito. Destano allarmi. In tanti temono ridimensionamenti ed allontanamenti dal vertice. Il tutto, naturalmente, avverrà con il consueto metodo ottriato. Nel senso che le decisioni verranno fatte cadere dall’alto. Anzi, dall’altissimo. Le riunioni tenutesi in questi giorni tra Villa Certosa e Villa San Martino non lasciano adito a dubbi sulle intenzioni del Cavaliere. Questa volta porterà fino in fondo il progetto di rinnovamento senza comunque passare da un confronto interno, ritenuto come sempre inutile.
Da quanto trapela, il leader del Pdl si è definitivamente convinto che Alfano non ha il famoso “quid”. Vorrebbe sostituirlo con un giovane (si parla del sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo), affiancato da una robusta pattuglia di “falchi”. Il partito, ufficialmente, è all’oscuro di tutto. Non è un buon viatico per la ricostruzione di ciò che appare talmente fragile da preludere ad una implosione a breve termine.
C’è ancora chi si attarda a discettare se davvero con Berlusconi si vince e senza Berlusconi di perde. Sorprende che non abbiano capito che non è un questione di leadership la vittoria o la sconfitta del Pdl, ma di progetti, di organizzazione sul territorio, di appeal. Parole al vento. Purtroppo. Ed occasioni perdute.
Sarà perfino banale, ma che ci vuole a convocare un congresso, stabilire una linea, riprendere il dialogo interrottosi con un elettorato in attesa? Berlusconi non si tocca, d’accordo. E sarebbe follia il solo pensarlo. Ma far diventare quest’assembramento di livori, risentimenti, rancori che è oggi il Pdl, un partito finalmente vero e, dunque, vitale, non dovrebbe essere così proibitivo come appare. È vero, c’è bisogno di idee. E, a quanto ci pare di capire, queste scarseggiano per il semplice fatto di averle abbandonate quando rigogliose spuntavano sul terreno ben dissodato ed irrigato del centrodestra. Tuttavia, non è detto che non si riesca a coglierle se ci si mette dalla parte dei bisogni e degli interessi degli italiani e non si riduce tutta la partita politica a Imu, Iva e giudici “comunisti”. C’è dell’altro. Ben altro. Il Pdl, e prima ancora il Polo delle libertà, la Casa della libertà, la stessa Forza Italia, venivano recepiti come “luoghi” nei quali si praticava il duro esercizio dello stimolo al rinnovamento italiano. Culturale, sociale, istituzionale. Un movimento che avrebbe dovuto avere un avvenire e non lasciarsi avviluppare nelle maglie dell’elettoralismo. ci siamo accorti che da cinque anni a questa parte (almeno) è diventato un’altra cosa.
Temiamo che il peggio debba ancora venire. Se parte della sua classe dirigente si lascia attrarre dalle sirene neo-centriste, non ci si sarà più niente da fare. Resta il rammarico che oltre all’occasione perduta, manchi una destra consapevole pronta a recuperare l’eredità lasciata per strada da un centrodestra che sembra votato all’eutanasia.