Francia, il sindaco “dissidente”: «Mi rifiuto di sposare due uomini. Fossero state due donne….»

14 Giu 2013 13:54 - di Antonella Ambrosioni

Questo matrimonio non s’ha da fare. «Rifiuto di sposare due uomini. Fossero state due donne, avrei probabilmente finito con l’accettare»: la singolare distinzione incornicia il gran rifiuto del sindaco dissidente di Matha, un comune sul versante ovest della Francia, che spiega così la sua decisione di non celebrare un matrimonio gay . È il secondo caso noto Oltralpe di un primo cittadino che fa valere la clausola di coscienza per astenersi dal celebrare le nozze gay, divenuto un diritto, tra mille polemiche, dopo l’ok del governo Hollande . «È chiaro che io non li sposerò mai. Non due ragazzi», ha detto il sindaco Claude Binaud, intervenuto sul quotidiano locale Sud Ouest.  In ogni caso il matrimonio, previsto per agosto, si far, perché un assessore dello stesso comune ha accettato di unire la coppia in matrimonio. A fare appello per primo alla clausola di coscienza era stato alcuni giorni fa il sindaco di Arcangues, un comune nel Paese basco francese (sud-Ovest) che rifiuta categoricamente di sposare Jean-Michel e Guy, insieme da sedici anni. La loro situazione lì però è più complicata perché nessuno degli assessori del comune accetta per ora di celebrare le nozze. Il primo oui gay della storia di Francia del 29 maggio scorso pronunciato da  Bruno Boileau e Vincent Autin nel municipio di Montpellier non ha fatto metabolizzare il “si” ai matrimoni omosessuali. Le proteste di piazza prima, il caos al Roland Garros poi, con la finale di tennis interrotta tra Rafa Nadal e David Ferrer da  un uomo a torso nudo e mascherato entrato sul campo centrale, sono le manifestazioni esteriori di un malessere confermato dai sindaci dissidenti. I casi per ora sono due, ma è attivo e cose un fronte di più di 20 mila sindaci e aggiunti, etero e omosessuali, di destra e di sinistra, che dicono che «la legge si applica per tutti» e non vogliono, pertanto, «violare la libertà di nessuno» ma neanche «agire contro la propria coscienza». Si tratta del Collettivo dei sindaci per l’infanzia che si era opposto alla legge sui matrimoni gay e ora che è stata approvata chiede che i suoi membri possano astenersi dal celebrarli in nome del «diritto all’obiezione di coscienza». Franck Meyer, portavoce del Collettivo e primo cittadino di Sotteville sous le Val, in Alta Normandia, spiega che la Francia rischia di diventare un «sistema totalitario» minacciando sanzioni che vanno dai 45 mila euro di multa fino al carcere per tutti quei sindaci che si rifiutino di applicare una legge dannosa «per l’avvenire del nostro Paese».

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