Dagli Appennini alle Ande, tutti a caccia dei prodotti italiani (alla faccia della… Merkel)

7 Giu 2013 17:58 - di Gabriele Farro

Ora i sorrisetti li facciamo noi e la Merkel non può nemmeno replicare: l’Italia piace all’estero, checché se ne dica. La spesa turistica straniera, lo scorso anno, è stata pari a 32 miliardi, di cui il 13% nel Mezzogiorno, +3,8% rispetto al 2011 (+5,3% nel Sud). E il segmento dei prodotti italiani certificati (Dop e Igp) ha continuato a mietere successi con un 35% dei consumi (12 miliardi di euro nel 2012 la cifra complessiva) legato alle esportazioni. Prodotti di eccellenza come Parmigiano reggiano, Grana padano, aceto balsamico, mela alto Adige, mozzarella di bufala campana, speck Alto Adige, bresaola della Valtellina e molto altro ancora illustrano all’estero il nome dell’Italia e fanno grande il nostro Paese. Ma si potrebbe fare ancora di più. Si potrebbero attirare ancora più turisti stranieri: in Russia e Ucraina c’è molto interesse a conoscere alcune località del Sud, ma mancano i collegamenti aerei, mentre per catturare i giapponesi servirebbe una maggiore attenzione al loro stile di vita e per i popoli dell’America latina bisognerebbe rinnovare la nostra offerta turistica, troppo spesso ispirata a modelli superati. «È necessario sviluppare e incrementare il maggior numero di collegamenti diretti», spiega Andrea Babbi, direttore generale dell’Enit, l’Agenzia nazionale del turismo. Quanto alle lungaggini burocratiche per il rilascio dei visti d’ingresso, grazie allo sforzo di ambasciate e consolati italiani nel mondo, che hanno lavorato in stretto raccordo con l’Enit, è stato registrato un aumento significativo nel numero di visti rilasciati nel 2012: quasi 1,9 milioni in 175 sedi sparse per il mondo. Di questi quasi 1,5 milioni sono stati emessi per motivi turistici. L’Enit ha monitorato come ci vedono nei mercati emergenti e ha pubblicato lo studio sull’ultimo numero di Italia Magazine, la rivista dell’Agenzia che è stata completamente rinnovata. Un discorso che vale anche per i nostri prodotti d’eccellenza. Secondo la Cia (Confederazione italiana agricoltori)  è il momento di rafforzare la politica di promozione dei prodotti nazionali all’estero rafforzando la politica di promozione,  in primis con una maggiore presenza nelle vetrine internazionali.

 

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