Un’altra maestra arrestata per maltrattamenti. È il secondo caso in due giorni
Schiaffi, calci, strattoni. Un comportamento violento posto in essere “sistematicamente, quotidianamente, reiteratamente”, da una maestra d’asilo ai danni dei suoi piccoli allievi di 5-6 anni. Ed è per questo comportamento che Ines Romano, 62 anni, insegnante della scuola comunale dell’infanzia di San Costantino Calabro, centro del vibonese, è finita agli arresti domiciliari con l’accusa di maltrattamento ai danni di minori. Una sua collega, invece, è stata denunciata in stato di libertà: la sua posizione, ancora al vaglio dei magistrati della Procura della Repubblica di Vibo Valentia, sarebbe più sfumata rispetto a quella dell’altra insegnante. È il secondo caso in due giorni dopo l’arresto di una maestra di 43 anni di Barletta accusata anche lei di maltrattamenti.
A portare alla luce l’ennesimo caso di comportamenti violenti e inappropriati in un asilo, sono stati i Carabinieri di Pizzo e della Compagnia di Vibo Valentia grazie alle videocamere piazzate, d’intesa con la procura, all’interno della scuola e che hanno permesso di registrare i comportamenti violenti dell’insegnante. Videocamere contro le quali si è espresso il garante della privacy pochi giorni fa. “Senza le riprese – ha detto un investigatore – non avremmo avuto la certezza dei comportamenti dell’insegnante. Sono state fondamentali”. L’indagine è partita tre mesi fa, grazie alla denuncia di un genitore. Quest’ultimo aveva notato delle anomalie nel comportamento del figlio e le sue insolite ritrosie a parlare della scuola. Comportamenti simili ad altri bambini, tanto che tra i genitori aveva iniziato a spargersi la voce di episodi aggressivi da parte della maestra Ines. Il bambino, infine, aveva accennato ai genitori, con le parole di un bambino di quella età, di schiaffi alla testa e sulle braccia. I carabinieri, dopo avere avvertito la Procura, hanno piazzato le videocamere portando in superficie ciò che accadeva nell’aula della scuola e che il gip di Vibo Valentia cita nella sua ordinanza: schiaffetti dati “gratuitamente” ad una bambina “seduta tranquillamente”, “schiaffi ripetuti ad una bambina”, “schiaffo ad una bambina che pare intenta a svolgere i compiti”, “brusco rimprovero ad una bambina e contemporaneo gratuito schiaffo al compagno seduto vicino”, “accoglie due bambine, che sembrano appena entrate in classe, mollando loro due schiaffi per farle sedere”. In un caso la maestra, dopo essere inciampata su un bambino sdraiato a terra, “ha una reazione violenta sino a menare calci al bimbo” mentre altre volte i piccoli erano oggetto del lancio di piatti e bottiglie, oltre a “interminabili sfuriate verbali”. Un atteggiamento, scrive il gip, sistematico, quotidiano e reiterato che “rappresenta la miglior riprova che il metodo educativo cui si ispira l’indagata deborda dai canoni funzionali agli stessi scopi didattici-formativi, esorbitando la sua condotta dai limiti con produzione, di contro, di effetti distorti e, allo stato, sufficientemente pregiudizievoli e destabilizzanti l’evoluzione dei piccoli allievi i quali vivono evidentemente in un clima di costante timore e disagio”.