Tra quote rosa e giovani, Letta si è dimenticato i piemontesi: si dimette il segretario regionale Pd

3 Mag 2013 18:32 - di Guido Liberati

Quanti sono i romani nell’esecutivo Letta? Quanti i napoletani? Ci sono lucani? Ed esponenti delle isole Tremiti? Domande che, d’ora in poi, i futuri governi dovranno porsi. Perché a questo non c’era arrivato neanche il manuale Cencelli: la spartizione delle poltrone per appartenenza geografica. Ci è riuscito, invece, il segretario del Pd piemontese Gianfranco Morgando che si è dimesso per l’esclusione di una rappresentanza del Piemonte dal governo Letta.  «Sono senza parole – scrive Morgando – Viene penalizzata in modo indegno l’unica grande regione del nord in cui il Pd ha conquistato il premio di maggioranza al Senato, e che ha contribuito con 34 eletti alla composizione della nostra rappresentanza parlamentare». Nella lettera Morgando osserva che con tale esclusione «si impedisce al Partito democratico del Piemonte di dare il suo contributo, nell’azione di governo, alla soluzione dei problemi drammatici della nostra Regione. Lo giudico un atto di insipienza politica gravissimo, oltreché un oltraggio alla nostra dignità ed al nostro impegno di questi anni».

Il lamento per la deficienza di “piemontitudine” ha contagiato anche altri esponenti della maggioranza. Laura Ravetto, responsabile propaganda del Pdl, si è accodata. «Già stamane – a mezzo agenzia – avevo posto al mio partito il quesito su come sia stato possibile che il Pdl non abbia espresso un solo membro di governo piemontese e del nord-ovest in generale che sta attraversando una drammatica crisi. Chiedo al coordinatore Enrico Costa di aprire una riflessione all’interno del partito in merito. Da piemontese, mi avrà al suo fianco in questa battaglia se vorrà». E quasi contemporaneamente arriva la solidarietà di un altro correggionale, il senatore di Scelta Civica, Gianluca Susta, secondo il quale «i problemi del Piemonte» necessitavano di una presenza nell’esecutivo. «Rimettiamo al presidente Enrico Letta ogni valutazione in merito a eventuali possibilità di risolvere questa situazione», conclude Susta confidando nell’inclusione riparatoria di qualche nuovo sottosegretario sabaudo. E per siglare la pace, bagna cauda per tutti.

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