Pdl in piazza e Pd a pezzi: il sabato italiano di destra e sinistra
Domani giornate faticose e impegnative per Pdl e Pd. Mentre però il partito di Silvio Berlusconi mobiliterà la piazza contro i giudici a Brescia (alle ore 16), mostrando all’opinione pubblica la sua faccia “militante” e arrabbiata contro la “persecuzione” delle toghe politicizzate, il partito che fu di Pierluigi Bersani sarà alle prese con una drammatica assemblea nazionale da cui dovrà scaturire il nome di un “reggente”. Da una parte un leader osannato, dunque, dall’altra l’ennesimo traghettamento verso un destino politico incerto. In mezzo il governo Letta: Berlusconi assicura che non ci saranno agguati contro il neopremier mentre è dalla base del Pd (domani arrivano a Roma anche gli occupypd, cioè gli “indignados” che ce l’hanno con gli “inciucisti”) che le larghe intese devono temere siluri e critiche delegittimanti. Nel Pdl le idee sono più nette: a conferma di quanto dichiarato dal Cavaliere (“il governo per ora non rischia”) è quasi certo che in piazza non ci saranno né Alfano né i ministri del Pdl.
Nel Pdl si pensa anche alla riedizione della protesta milanese che l’11 marzo scorso portò le ‘truppe’ berlusconiane fin dentro gli uffici del Tribunale di Milano. Questa volta la partenza dovrebbe essere più ‘soft’ con un sit in lunedì davanti al palazzo di giustizia in concomitanza con la requisitoria sul processo Ruby. La stampa parla di “falchi” e “colombe” all’interno del Pdl ma è certo che tutti gli esponenti del partito, senza eccezioni, fanno quadrato attorno al leader minacciato da processi “ideologici”. Sul fronte opposto, invece, non solo manca chiarezza sulla linea ma anche sui nomi candidati alla “reggenza”. Molto quotato quello di Roberto Speranza, capogruppo alla Camera, che però oggi afferma a Repubblica: “La mia ambizione è guidare il gruppo, non il partito”. E c’è chi, dopo le voci insistenti di scissione, passa dalle parole ai fatti. Si tratta di Goffredo Bettini, dagli osservatori considerato in disparte, e che invece pensa a un nuovo partito a sinistra. Si chiamerà “Il Campo” e, promette, non sarà una sommatoria di spezzoni di sinistra alla deriva.