La parabola di Guglielmo Epifani: dal Psi di Craxi all’incarico di reggente del Pd

11 Mag 2013 10:06 - di Redazione

La partita della successione di Bersani è stata risolta nel modo più indolore possibile. La scelta di Guglielmo Epifani come segretario “traghettatore”, decisa dai vertici del partito con la benedizione delle varie componenti darà al partito, verrà formalizzata oggi pomeriggio alle 14.  Il profilo dell’ex leader della Cgil è quello di un riformista, socialista. Epifani è romano, classe 1950.  Figlio di Giuseppe, funzionario di un ente previdenziale, primo sindaco di Cannara (sotto Assisi) nel dopoguerra: «Si era laureato in francese, casa nostra era piena di libri francesi, io ho cominciato a leggere da quelli. Aveva combattuto a Rodi. Un giorno andò a trovare certi parenti nel Salernitano e rimase lì tre mesi, bloccato dall’8 settembre con l’Italia divisa in due. Così conobbe mia madre Filomena, a Montecorvino, e dopo la guerra si sposarono». L’infanzia di Epifani è caratterizzata dall’impegno nel volontariato per i quartieri di periferia, una grande attenzione al sociale che porta sempre con sé.  Laurea in filosofia su Anna Kuliscioff, una delle grandi figure del socialismo italiano, dopo il declino del Psi si iscrive ai Ds, dove Walter Veltroni gli offrì un ruolo nella macchina organizzativa del partito per sua esperienza nell’organizzazione del sindacato di Corso Italia. Dove preferì restare. Così come più volte ha rifiutato offerte di candidatura, dalle amministrative all’europarlamento, a quella per la corsa alla poltrona di sindaco di Napoli.

Epifani arriva alla politica dopo una vita dedicata alla Cgil, da segretario generale aggiunto dei poligrafici e cartai fino a diventarne il leader, segretario generale dopo Sergio Cofferati di cui era stato il vice dal 1994 al 2002. Alle politiche dello scorso febbraio è candidato ed eletto alla Camera dei Deputati come capolista della lista Pd nella circoscrizione Campania I. Chi lo conosce bene, coglie l’essenza che più caratterizza Epifani in una grande propensione alla mediazione: una persona “che non divide”, ma sa ricucire, riavvicinare, tenere insieme. Dote che lo ha distinto alla guida del primo sindacato italiano, e che appare fondamentale per il ruolo di traghettatore del Pd verso la stagione congressuale. Una guida esperta, in vista del congresso di ottobre, garantendo quattro mesi di tregua interna. Letta può ragionevolmente sperare che domenica pomeriggio, quando si ritroverà con i ministri nell’abbazia-resort di Spineto, non troverà un clima di sospetti reciproci.

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