La legge elettorale sarà il tallone d’Achille della maggioranza?

24 Mag 2013 10:57 - di Gennaro Malgieri

Sarà la legge elettorale il tallone d’Achille della maggioranza e del governo? Sembra proprio di sì. Quando ci si incaglia su una materia di questo genere è difficile venirne fuori. A meno d’un colpo d’ala o di un intervento autorevole come quello che potrebbe fare il presidente della Repubblica che è il vero dominus di questo esecutivo e l’equilibratore tra le istanze diverse ed opposte che giorno per giorno si manifestano.

In altre parole, gli accorgimenti “minimalisti”, sia pure declassati a “clausole di salvaguardia” qualora si dovesse precipitosamente tornare alle urne, scontentano tutti. La soglia di sbarramento del 40% non può essere verosimilmente raggiunta da nessuno schieramento e, dunque, in ipotesi, il riparto dei seggi alla Camera avverrebbe proporzionalmente: un salto indietro di vent’anni. Per di più i parlamentari continuerebbero ad essere “nominati” invece che eletti e scelti liberamente dai cittadini. Ma il peggio è che il corpo elettorale non avrebe nessuna possibilità di determinare il governo del Paese e all’apertura delle urne non si conoscerebbero maggioranza ed opposizione. C’è chi parla di “larghe intese” ad libitum. È verosimile? Il congegno autorizza a ritenerlo.

Una riforma elettorale non la si improvvisa, né la si aggira pur di mantenerne sostanzialmente integro l’impianto, in vista della pronuncia della Corte costituzionale.  La legge  che fin dalla sua approvazione venne denominata “Porcellum” per significare quello che era e che tutti pensano, e che nel corso del tempo non ha trovato un solo estimatore, una classe politica seria la butterebbe nel cestino e si metterebbe di buzzo buono ad elaborarne un’altra dopo aver definito i criteri su cui dovrebbe fondarsi.

E qui casca l’asino. È sui criteri, infatti, che non c’è accordo. Ed allora fioriscono le ipotesi più fantasiose  che fanno propendere per la scorciatoia più facile: fare, appunto, un maquillage alla legge vigente e poi si vedrà.

Già, ma che cosa vedranno i cittadini? Vedranno l’impotenza di un Parlamento che dovrebbe addirittura, nelle intenzioni dei più, riformare la Costituzione, mentre non riesce ad esprimere una accettabile legge elettorale che salvaguardi rappresentatività, stabilità e governabilità. È troppo, a meno che non si ritenga che gli italiani – tutti gli italiani – siano dei gonzi.

Inutile girarci intorno. I sistemi sul tappeto sono tre. Il resto è utopistico soltanto immaginarlo: ritorno al Mattarellum, doppio turno di collegio, sistema proporzionale alla tedesca. Si è in grado di scegliere tra questi tre “moduli” elettorali per una volta guardando all’interesse della gente piuttosto che alla conservazione del potere da parte di chi ritiene che la “strana maggioranza” possa riproporsi in eterno?

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