Il teorema di “Repubblica”: «Se gli aborti clandestini aumentano è colpa dei medici obiettori»
«Medici corrotti e pillole fai da te»: Repubblica dedica due pagine a quello che definisce il ritorno degli «aborti clandestini». Ne calcola, secondo stime ovviamente non comprovabili, oltre 40mila nel 2012. I responsabili? Secondo la deduzione del giornale di De Benedetti sono gli obiettori di coscienza. In molte regioni italiane, argomenta l’inchiesta, l’85% dei medici si dichiara obiettore di coscienza. Quindi, le donne, «che sono respinte dagli ospedali», vanno in strutture illegali. Eppure sono proprio i dati Istat riportati dal quotidiano a contraddire la tesi. Dal 2010 al 2011 i procedimenti penali per aborto clandestino sono infatti scesi da 199 a 188. E questo è un dato ufficiale, non dedotto. Forse gli inquirenti sono meno attenti a questo tipo di reato? Non si direbbe, a leggere l’articolo, che narra del proliferare di ambulatori fuori legge. «L’ultimo gestito dalla mafia cinese è stato smantellato a Padova dalla Guardia di Finanza alcune settimane fa – si legge nell’inchiesta – e incassava quattromila euro al giorno». Viene riportata il dato di «donne che ricominciano a morire di setticemia, e donne che migrano da una regione all’altra cercando (spesso invano) quei reparti che ancora garantiscono l’interruzione volontaria di gravidanza. Ragazzine e immigrate che vagano nei corridoi del metrò cercando i blister di un farmaco per l’ulcera a base di “misoprostolo” che preso in dosi massicce provoca l’interruzione di gravidanza, spacciato dalle gang sudamericane che lo fanno arrivare nel porto di Genova dagli Stati Uniti».
Il giornale intervista a suffragio di questo teorema Silvana Agatone, presidente della Lega Italiana per l’Applicazione della 194 che descrive uno scenario da terzo mondo: «L’aborto clandestino ormai riguarda tutti i ceti della società. Gli aborti d’oro, quelli dei ceti elevati, si svolgono in sicurezza negli studi medici, oppure all’estero. E poi ci sono gli aborti delle donne povere, delle clandestine, che comprano le pasticche nei corridoi del metrò, e se qualcosa va male si presentano al Pronto Soccorso affermando di aver avuto un aborto spontaneo. Qualcuna si salva, qualcuna no. Come quella donna nigeriana che arrivò con una gravissima infezione nel nostro ospedale ed è morta di setticemia». E ancora storie di aborti clandestini raccontati da Pilar, ostetrica peruviana, che assiste le migranti e racconta di un’amica ecuadoregna che ha rischiato di morire per un aborto clandestino. Il teorema si sviluppa per due paginate: gli aborti clandestini sono raddoppiati negli ultimi cinque anni, perché non ci sono medici disposti a praticarli. E se fosse, invece, perché in cinque anni sono anche raddoppiati gli immigrati clandestini? Forse il teorema avrebbe bisogno di qualche domanda in più di qualche risposta preconfezionata in meno.