Il Pd in crisi d’identità: continua a chiedersi se la doccia sia di destra o di sinistra

18 Mag 2013 21:04 - di Girolamo Fragalà

«Una bella minestrina è di destra, il minestrone è sempre di sinistra», cantava Giorgio Gaber. «Non si sa se la fortuna sia di destra, la sfiga è sempre di sinistra». Sta di fatto che, a distanza di anni, quel brano è di incredibile attualità, soprattutto nel Pd. Che, nonostante la lezione avuta alle politiche e la scelta di un governo di larghe intese– l’unico possibile visto l’equilibrio tra le coalizioni – fa di tutto per farsi del male. Non è solo sfiga, come nelle parole del cantautore milanese, perché il partito si sta ripiegando su se stesso, si pone domande inutili, si dedica anche un po’ al gossip, uscendone con le ossa rotte. Di fronte alla crisi economica e alle sofferenze della gente comune, gli unici grandi interrogativi sono sulla sinistra che fu e su quella che sarà, con l’aggiunta di un altro enorme problema, il futuro di Prodi, se resterà a far politica o si dedicherà definitivamente al ruolo di nonno, bisogna telefonargli, lo farà Epifani, è necessario convincerlo a proseguire il cammino “democratico”, dopo di lui il diluvio. Nessuno comprende che sono tutti argomenti che non interessano a nessuno, specie a chi si è ritrovato in un mare di guai dopo l’annus horribilis del governo Monti. Agitano ancora di più le acque i radical chic e le ali estreme del sindacato, ringalluzziti dal corteo di Roma, che processano il Pd per assenza ingiustificata. A peggiorare le cose ci si mette anche il Movimento Cinque Stelle, accusando il partito di non essere più il riferimento della sinistra («noi invece lo siamo», dicono i grillini). Le risposte che arrivano dai vertici sono peggiori del previsto, forse sarebbe stato meglio se fossero rimasti in silenzio. Il nuovo leader Guglielmo Epifani non trova di meglio che attaccare Berlusconi: «Si prende il merito dell’Imu. Ma aveva chiesto di riavere i soldi del 2012 e non ci sono, aveva chiesto la cancellazione e c’è la sospensione». Una frase che si rivela un boomerang: in primis perché per adesso gli italiani non hanno pagato l’Imu ed è un dato di fatto; e poi perché smaschera il vero pensiero del Pd, che insegue sempre le stangate ed è ideologicamente favorevole all’imposta sulla prima casa. Il tutto all’insegna del facciamoci del male. Lo sbandamento è evidente e, quasi sottovoce, Gianni Pittella, vicepresidente del Parlamento europeo e candidato alla segreteria del Pd, ammette: «Oggi i sondaggi ci danno al di sotto del venti per cento, dobbiamo assolutamente richiamare non solo i nostri iscritti ma anche coloro i quali non ci hanno votato». Il problema è come chiamarli. Non certo discettando su cosa è la sinistra. Men che meno parlando di Prodi come del salvatore della patria democratica. Oltre il danno la beffa.

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