«Il comizio del Pdl danneggia il Colosseo». Così parlò la sovrintendente allergica ai gatti e ad Alemanno
Ha una grande passione (i beni culturali) e una grande intolleranza (verso gli amministratori di centrodestra). Annamaria Barbera, sovrintendente ai Beni culturali del Comune di Roma, ha uno strano destino. Essere citata dai quotidiani più per le sue crociate contro un ministro (Sandro Bondi quando era alla guida del Mibac) e un sindaco (Gianni Alemanno) che per il suo incarico. L’ultima occasione è stata il comizio finale del Pdl per Alemanno sindaco con Silvio Berlusconi al Colosseo (in passato il sindaco Walter Veltroni al Colosseo ha fatto tenere megaconcerti di Paul McCartney e Billy Joel senza che nessuno avesse nulla da ridire). Per la Barbera avrebbe arrecato un danno economico per «almeno cinquantamila euro». Il pericolo? Perdere l’incasso della biglietteria tra le 15 e le 19. Una stima a occhio e croce esagerata, visto che il biglietto costa otto euro e vale anche per il Palatino e che cinquantamila euro in quattro ore il Colosseo non li incassa neanche nei mesi estivi, quelli di maggiore afflusso. Ma a tagliare la testa al toro ci ha pensato lo stesso sindaco di Roma, che ha precisato che non vi erano disposizioni di chiusura del Colosseo e che il comizio si sarebbe tenuto senza evitare l’afflusso dei turisti.
Quella sul Colosseo è solo l’ultima battaglia che la dirigente (che prima di Roma aveva guidato la Sovrintendenza della Toscana) conduce in nome del «decoro». Nel 2010 fu tra i Sovraintendenti, all’indomani dei crolli di Pompei, a firmare una lettera contro il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi. Una lettera definita dall’allora ministro del Pdl «una lettera gravissima, indirizzata con fini politici e non tecnici». Da un anno a questa parte, da quando è alla guida della Sovraintendenza di Roma, il principale avversario della Barbera è diventato Alemanno. Prima la battaglia nel nome del «decoro» contro la presenza dei gatti tra gli scavi di Largo Argentina, poi la richiesta formale al Comune di Roma, in occasione della Pasqua 2012, di far sgombrare (per sempre) da via dei Fori Imperiali tutti i venditori ambulanti e i centurioni. Condivisibile, ma è come chiedere a un sindaco di eliminare (per sempre) il traffico. A gennaio era scoppiata la grana della zona recintata attorno all’Anfiteatro Flavio, che aveva scatenato le ire del centrosinistra (da Athos De Luca a David Sassoli) contro il sindaco colpevole di essere «peggio di Caligola», avendo rovinato l’accesso al Colosseo. Ma la decisione era stata presa proprio dalla Sovrintendenza. L’ultima polemica ad aprile. La serata di solidarietà organizzata dal Campidoglio per i due marò prigionieri in India prevedeva «un palco non autorizzato che andava immediatamente smantellato» secondo la Barbera. «È una pedana di trenta centimetri – aveva risposto Alemanno – Come può deturpare la vista del Colosseo?».