Dalla rivoluzione alla bucatura: la triste parabola di De Magistris
Povera Napoli. Quando De Magistris venne eletto sindaco di Napoli, questo fu il pensiero di tanti. Chi conosceva il pm De Magistris sapeva che Giggino nostro iniziava le indagini, faceva tanta ammuina ma poi di condanne nemmeno l’ombra. Solo in una città come Napoli, che ha ri-eletto Bassolino con l’immondizia che ricopriva le strade, poteva affidarsi a un tizio del genere. Pieni di passione, incazzati neri, i napoletani scelsero De Magistris. Oggi se ne pentono, perché tutto si può dire ai napoletani tranne che siano dei fessi. E se ne sono accorti. Della truffa politica di De Magistris. Dal Lungomare liberato del Giggino neo partigiano della Costituzione fino all’indagine per le buche stradali che lo vede coinvolto, la strada di De Magistris a Palazzo San Giacomo è stata piena di… buche. E lui ci ha inciampato dentro ogni volta!
Parliamoci chiaramente: governare Napoli non è facile. Lo è ancor meno per chi non ha mai fatto nemmeno il consigliere comunale, come Giggino. E soprattutto il povero rivoluzionario arancione ha preso Napoli dopo il disgraziato regime progressista targato Bassolino-Iervolino. I fatti sono i seguenti: la bellissima città partenopea è piena di debiti, con un’organizzazione che definirla tale fa sorridere e con una crisi economica e sociale da paura. Sul groppone di De Magistris sono cadute tutte le sue mirabolanti promesse sociali fatte in campagna elettorale praticamente a tutti: dai centri sociali fino alle aziende che vantano crediti verso il Comune. La sua retorica sul bene comunismo si è scontrata con un’antica gestione da socialismo locale che ha fatto sprofondare il Comune di Napoli sull’orlo del fallimento. De Magistris prima se l’è presa con il suo assessore al Bilancio, tal Riccardo Realfonzo, che quando è stato silurato dal sindaco con una lettera ha accusato Giggino il rivoluzionario di governare “tale e quale” come una Iervolino qualsiasi del vecchio regime.
Poi le manifestazioni dei commerciati contro la Ztl istituita ormai due anni fa dall’assessore bolognese (ex senatrice dei Verdi ed ex assessore di Cofferati) Anna Donati. Con il risultato di far incazzare gli automobilisti, dato che la circolazione a Napoli è un concetto vago perso ormai nel tempo, e soprattutto i commercianti che hanno visto una riduzione del proprio volume di affari a causa del Lungomare liberato dal partigiano Giggino. Infine, l’apoteosi, da buona commedia napoletana: Giggino il legalitario, già pubblico ministero, fustigatore dei vizi altrui, è – udite udite – indagato! Ci aspettiamo qualche parola di Travaglio sul tema. La procura partenopea ipotizza per il sindaco e per l’assessore alla Viabilità i reati di attentato alla sicurezza stradale e omissione di atti d’ufficio. Cioè: le strade di Napoli sono piene di buche, il sindaco non fa nulla, le cause contro il comune lievitano, e l’Ente invece di spendere i soldi per riparare le strade, è costretto a darli agli automobilisti danneggiati.
Ovviamente il rivoluzionario De Magistris risponde come un vecchio politico qualsiasi: «Cosa avrei dovuto fare? Mi hanno consegnato un ente in dissesto finanziario». E se la prende con tutti, manca solo l’arbitro. La rivoluzione arancione è stata scassata da «i tagli statali e regionali, dal patto di stabilità e dalla spending review, dal piano di pre-dissesto per evitare il collasso e il crac finanziario dell’ente e dell’intera economia cittadina». È la congiura delle oscure forze della reazione contro l’arancione Sol dell’avvenire, insomma. I napoletani, non certo dei rivoluzionari, già rispolverano cornetti rossi contro tutte queste disgrazie elencate dal Sindaco. Cornetti tutti rivolti contro Giggino. Che ha scassato. Sul serio, stavolta.