Becchi ci ripensa. E pure Grillo. Il Professore chiede scusa e torna a fare l’ideologo del M5S
Parlando a La Zanzara su Radio 24 di Fabrizio Saccomanni, aveva affermato: «Se qualcuno tra qualche mese prende i fucili non lamentiamoci, abbiamo messo un altro banchiere all’economia». Oggi si è presentato sul web con il capo cosparso di cenere, in ginocchio (virtuale) sui ceci. Paolo Becchi, l’ideologo del M5S, sconfessato da Beppe Grillo e da una nota
congiunta dei capigruppo di Camera e Senato del M5S («Mai avuto a che fare con lui. Non ci rappresenta») ha rilasciato una articolata ammissione di colpa. «Sono stato un grande ingenuo – scrive il professore genovese in un post sul blog di Grillo – e sono caduto nella trappola che io stesso avevo previsto. Ho sperimentato sulla mia pelle che cosa significhi finire nel tritacarne del circo mediatico del nostro Paese. Una ragione di più per suggerire a tutti di non partecipare a programmi radiofonici o televisivi». Il docente di Filosofia del diritto dell’Università di Genova si augura a questo punto «che quanto è successo non abbia danneggiato troppo il MoVimento. Il momento non è facile ma non bisogna scoraggiarsi. Giornali e televisioni hanno forse pensato di creare una lacerazione all’ interno del MoVimento attaccandomi con una violenza inaudita, dopo avermi presentato come l'”ideologo” del MoVimento. Ma io non mi sono mai attribuito una tale etichetta; ho cercato solo di aiutare come il MoVimento e in questi ultimi ultimi giorni – devo ammetterlo – non ci sono riuscito. Spero nella comprensione di tutti gli attivisti».
Insomma, Becchi non è l’ideologo dei grillini (ma loro lo citano come unico costituzionalista), non li rappresenta (ma sul blog di Grillo le sue dichiarazioni finiscono in home page in tutta evidenza) e la colpa delle sue frasi deliranti sarebbero della stampa corrotta, che manda in onda le sue dichiarazioni. Nel dubbio, Becchi non interverrà più in trasmissioni televisive e radiofoniche. Singolare contraddizione per un movimento che a ogni occasione invoca la trasparenza e lo streaming.
L’intervento del professore genovese sulla “gente e i fucili”