Volano gli stracci nel Pd: la controffensiva dei bersaniani è capitanata dal “giovane” Beppe Fioroni…
Il tweet migliore della giornata è una metafora della tensione tra le due Coree: «Renzi attacca dalla Toscana del nord, Bersani posiziona la Bindi al confine (@Pinucciotwit)». Ecco, appunto. All’offensiva di Renzi, che striglia il partito e lo invita a decidere – intesa col Pdl o urne balneari – Bersani oppone i soliti vecchi arnesi: terze file che sparano comunicati nelle agenzie (notata anche una certa senatrice Marini, che punta sull’effetto sintesi nel titolo per spacciarsi per l’ex presidente del Senato in odore di Colle), accuse di boicottaggio dell’unità del partito, mozioni degli affetti anti-berlusconiani e riesumazioni di volponi da Prima Repubblica. Non la Bindi, non ancora, ma Beppe Fioroni, che forse è anche peggiore come pedina da giocare sul Risiko della partita all’interno del Pd: alla sua quarta legislatiura, salvato dalle malinconiche “deroghe” applicate al divieto di ricandidatura dopo tre legislature ed esponente di quella classe dirigente del partito che Renzi ha chiesto di rottamare. «La sua intervista al “Corriere” è sconsiderata. Un vecchio detto popolare dice “chi può fa, chi non può critica”: e mi sembra che Renzi si metta su questa linea», attacca a muso e panza dura Fioroni, il vecchio che avanza e cita vecchi proverbi.
Ma il sindaco di Firenze, che sui giornali aveva anche accusato Bersani di essersi fatto umiliare, ha rilanciato ancora, con utilizzo di armi finora sconosciute al Pd, tipo l’ironia, perfino in chiave religiosa: «Decidetevi, sono passati più di 40 giorni dalle elezioni. Quando si è votato ancora non c’era la sede vacante in Vaticano. Persino la chiesa che non è un modello di speditezza è riuscita a organizzarsi velocemente. Con il sistema politico che abbiamo non abbiamo ancora capito chi ha vinto o perso le elezioni».
Parole che fanno male, anche alla giovane delfina di Bersani, precocemente sfiorita, Alessandra Moretti: «Sul fatto che ci sia un’esigenza di fare presto siamo d’accordo, infatti la proposta di Bersani è l’unica proposta credibile e forte che possa coinvolgere le forze del Parlamento. Però io ritengo che andare adesso al voto sarebbe da irresponsabili con questa legge elettorale». Alle critiche di Renzi a Bersani per il suo atteggiamento durante il colloquio e i capigruppo del M5S, Moretti oppone un gelido protocollo: «Mi chiedo cosa avrebbe dovuto fare Bersani. Gli umiliati sono stati i rappresentanti del M5S che sono stati arroganti e supponenti, incapaci di comportarsi in certe situazioni istituzionali». La sensazione è che Renzi abbia ormai aperto i boccaporti e i tentativi di riposizionamento delle varie anime del Pd, come i veltroniani – c’è un Claudio Petruccioli che twitta al sindaco un “ben detto” sulla sua intervista (@cpetruccioli) – così come quella frase che D’Alema s’è lasciato rubare sul Bersani “che ci porta al suicidio”, sono la conferma più evidente che la spallata stavolta è arrivata davvero.
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