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Un altro imprenditore si uccide per la crisi: è il 16° quest’anno

Cronaca - di Giovanni Trotta - 15 Aprile 2013 alle 18:11

È uno stillicidio continuo, un susseguirsi di vittime della crisi – crisi che il governo Monti ha solo peggiorato – che si uccidono perché incapaci ad andare avanti. Anche oggi un imprenditore di 65 anni è stato trovato morto nella sua azienda a Santa Croce sull’Arno (Pisa). L’uomo si sarebbe suicidato e avrebbe lasciato un biglietto in cui si citano problemi economici all’origine del tragico gesto. L’imprenditore era titolare di un’azienda di prodotti chimici per il settore conciario. Sul posto sono intervenuti i carabinieri. L’imprenditore si è impiccato in un locale all’interno della ditta che contava circa 10 dipendenti. A trovare il corpo dell’uomo è stato il fratello. I due fratelli con una sorella gestivano in società l’impresa di famiglia. Questo nuovo gesto di estrema disperazione fa seguito di poche ore a quelli di un altro imprenditore del  ortofrutticolo a Torino, di un operaio disoccupato nel Frusinate e di una donna che ha perso il lavoro nelle Marche. È una vera e propria emergenza nazionale, come sostiene Comitas, l’associazione delle microimprese italiane. «Non c’é più tempo da perdere: lo Stato deve intervenire garantendo assistenza, non solo economica ma anche psicologica, ai tanti piccoli imprenditori schiacciati dalla crisi, e che possono compiere gesti estremi come il suicidio», sottolinea il Comitas, che chiede la creazione di uno “sportello ad hoc”, presso la Prefettura o la Camera di Commercio, a cui gli imprenditori possano rivolgersi. Nel 2013, secondo uno studio Link Lab, che ha costituito un osservatorio suicidi, almeno altre 15 persone hanno deciso di togliersi la vita a causa di motivi economici, una media di 5 suicidi al mese. Nel 2012 questa macabra statistica si era fermata a 89, di cui tre donne. Si tratta per la maggior parte di imprenditori e artigiani (55,1%), seguiti da disoccupati (31,5%), lavoratori dipendenti (7,9%) e pensionati (5,6%). L’imprenditore è la categoria più colpita perché sente sulle proprie spalle la responsabilità di altre famiglie, e certamente il ritardo nell’approvazione della legge sui debiti della pubblica amministrazione non ha migliorato il clima.

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15 Aprile 2013 alle 18:11