Terza guerra mondiale o pagliacciata coreana? Gli Usa sono meno preoccupati di noi…
Siamo alla vigilia della terza guerra mondiale o si tratta dell’ennesima provocazione di un leader che non è neppure in grado di sfamare il suo popolo? La notizia che l’esercito nordcoreano ha ricevuto il definitivo via libera per un attacco nucleare “senza pietà” contro gli Stati Uniti apre scenari inquietanti, se non altro perché la poverissima e teocratica Corea del Nord dispone di ordigni nucleari. Ma che senso ha minacciare la più potente nazione del mondo? A leggere i giornali italiani si ha l’impressione che la guerra sia alle porte, ma dai principali quotidiani americani si ha una percezione diversa. Per il esempio il New York Times online dedica alle tensioni nel Pacifico un articolo collocato solo a metà pagina. Mentre il Wall Street Journal citando un esponente dell’amministrazione americana spiega che gli Stati Uniti, pur non ritenendo che la Corea del Nord abbia piani imminenti di assumere azioni militari in risposta alle esercitazioni, temono che Pyongyang se presa in contro piede, possa fare qualcosa di affrettato. Secondo molti analisti internazionali dietro agli ipotetici venti di guerra che soffiano attorno al 38° parallelo c’è un’economia da salvare e il tentativo del governo retto dal giovanissimo Kim Jong-un di gettare fumo sulla popolazione affamata e accrediatre l’idea che il Paese sia una potenza internazionale. Il clima però è pesante. Nella nota l’esercito nordcoreano ha informato gli Stati Uniti che le minacce americane «saranno annientate da mezzi di attacco nucleare più efficaci, piccoli, leggeri e diversificati». «La spietata operazione delle nostre forze armate rivoluzionarie a questo riguardo ha superato l’esame e la ratifica finale». Ma la risposta della Casa Bianca è stata immediata: il Pentagono ha subito dispiegato sull’isola di Guam, nel Pacifico, il suo più sofisticato sistema antimissile per proteggere la base militare considerata la più esposta alla minaccia. La batteria antimissile «Thaad» (Terminal High-Altitude Area Defense) capace di intercettare vettori intercontinentali. Alcune fonti del governo di Seul hanno rilevato che la Corea del Nord ha trasportato sulla costa orientale un missile a medio raggio e dalle analisi fatte potrebbe trattarsi di un vettore Musudan, capace di coprire quattromila chilometri e quindi di raggiungere Guam. Ma il Pentagono si è altresì affrettato a precisare che «la credibilità della minaccia nordcoreana non è provata» e la scelta di dispiegare il «Thaad» a difesa della più vasta base militare nel Pacifico lascia intendere solo la volontà di non esporsi ad alcun rischio. La portavoce della Casa Bianca, Caitlin Hayden ha definito le affermazioni di Pyongyang «non costruttive». Si tratta di una «nuova dichiarazione provocatoria che isola ancora di più la Corea del Nord dal resto della comunità internazionale e che sottolinea il bisogno di sviluppo economico». E anche oggi la Corea del Nord ha proseguito con le provicazioni bloccando per il secondo giorno di fila, l’ingresso di lavoratori, merci e mezzi sudcoreani al distretto industriale di Kaesong nonostante le pressanti richieste di Seul per il ritorno alla normalità.