Se il Pd non va al governo è il governo che va dal Pd: Barca prende la tessera del partito
Fabrizio Barca ha compiuto l’impresa che a Pierluigi Bersani non riesce da 46 giorni: portare il Pd al governo. Il ministro della Coesione territoriale lo ha fatto nella maniera più elementare e cioè prendendo la tessera del Partito democratico.La discesa in campo del 58enne ex dirigente di Palazzo Chigi era annunciata da tempo. Il figlio di Luciano Barca, senatore Pci degli anni 60 e direttore dell’Unità, ha sempre vantato orgogliosamente di non riconoscersi nel Pd di Bersani, ritenuto troppo moderato. Prima alla Banca d’Italia, poi al ministero dell’Economia, quindi a Palazzo Chigi, Barca nella sua carriera è stato penalizzato dai governi di centrosinistra e valorizzato da Silvio Berlusconi, che di lui ha stima personale. Il suo ingresso in politica da protagonista lo vede orientato a spostare il partito decisamente a sinistra. Tanto per capire come la pensa, bastava sentire l’intervista di ieri a Otto e Mezzo. «Io vedo in Vendola alcune cose di Obama», ha sentenziato serio con Lilli Gruber. E una sinistra alla Tony Blair? Pollice verso. Barca lo ha accusato di «cesarismo». Del resto, non è un caso che, appena presa la tessera del Pd, Barca abbia incontrato per primo il segretario della Fiom, Maurizio Landi, un altro duro e puro della sinistra-centro. Un’altra gatta da pelare per Bersani anche se a Largo del Nazareno c’è chi ha letto nella cooptazione di Barca una strategia dei bersaniani per coprire tutti i fronti del centrosinistra. Matteo Renzi ha il “difetto” di piacere troppo ai moderati? Affianchiamogli un duro e puro che possa a sfondare anche nel fronte più rosso. Ma è lo stesso sindaco di Firenze a chiudere la porta a un’ipotesi di un ticket elettorale con Barca. «Ci conosciamo pochissimo – ha commentato in un’intervista a La Stampa – una volta andai da lui ministro da pochissimo, a chiedere soldi per Firenze: disse che non ne aveva e mi trattò come fossi un ragazzino. È la cosa che meno sopporto. Praticamente mi alzai e me ne andai».