Resa dei conti nell’Idv. Di Pietro conserva il partito e i 16 milioni in cassa. Orlando: «Restano solo gli yesmen»
Antonio Di Pietro ci riprova. Al Marriott Park Hotel di Roma, l’ex pm, a quaranta giorni dalla batosta elettorale, ha rimesso insieme i cocci dell’Italia dei Valori. In diretta streaming a imitazione dei grillini, ma solo con il suo faccione in primo piano, Di Pietro ha dimostrato che il grosso di quel che resta del partito è sempre con lui. È stato respinto il tentativo di colpo di mano di Leoluca Orlando, che aveva chiesto lo scioglimento dell’Idv. Il 26 marzo, all’ufficio di presidenza Orlando era riuscito a far approvare un documento che chiedeva all’esecutivo nazionale (il parlamentino del partito, con 40 membri) di considerare conclusa l’esperienza di Italia dei valori, far saltare il congresso del 28-30 giugno e indire primarie per eleggere una costituente che preparasse lo statuto di un nuovo partito. Il presidente-fondatore Di Pietro aveva subito l’iniziativa e si era astenuto. Oggi ha avuto la sua rivincita: l’assemblea ha dichiarato illegittima la decisione del 26 marzo, ha confermato il congresso di fine giugno e ha fissato la linea politica della ricerca di una intesa con Pd e centrosinistra. Sarebbe stato troppo complicato chiudere baracca e burattini in meno di due mesi. L’Idv è infatti impegnato nella campagna elettorale a Roma e in Friuli a fianco del centrosinistra e la proposta di andare tutti a casa aveva lasciato i più sconcertati. Il partito inoltre al 31 dicembre aveva in cassa 16 milioni di euro e non era chiaro che fine avrebbero fatto.
Nei giorni scorsi Tonino era partito alla riscossa invitando all’esecutivo nazionale di oggi anche eletti e militanti sul territorio, tutti dalla sua parte. Orlando e i suoi hanno capito l’aria che tirava e ieri hanno annunciato che non avrebbero partecipato. A loro avviso, la convocazione odierna era troppo allargata e quindi invalida. Come contentino per gli oppositori interni, Di Pietro ha però annunciato che si presenterà dimissionario al congresso, nonostante le acclamazioni dei militanti. «C’é bisogno di un ricambio generazionale», ha detto. Da Palermo si è invece fatto sentire Leoluca Orlando.«Serve far nascere un soggetto in grado di dialogare con tutte le forze riformiste», ha attaccato il sindaco di Palermo, altrimenti «resteranno pochi yesmen interessati ad accaparrarsi lo scalpo di Antonio Di Pietro».