Poste: più di mille uffici chiuderanno e seimila impiegati cambieranno lavoro
Si profilano all’orizzonte nuove possibili chiusure di uffici postali, dopo le oltre mille previste per lo scorso anno. L’elenco è nel Piano di razionalizzazione degli uffici antieconomici finito sul tavolo dell’Autorità di settore, che ha deciso di avviare un’istruttoria per vederci chiaro e assicurarsi che gli obblighi di servizio universale in capo al gruppo siano rispettati. E che una piccola rivoluzione organizzativa sia in corso nell’azienda si evince anche dall’accordo raggiunto con i principali sindacati, che vede oltre 5.800 “eccedenze”, vale a dire personale che va ricollocato all’interno del gruppo con diverse mansioni. La decisione dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, presa dal Consiglio nella riunione del 21 marzo, si basa su quanto successo con il piano dello scorso anno. Il 16 febbraio 2012, infatti, Poste italiane aveva inviato all’Agcom un programma di razionalizzazione che prevedeva, secondo alcune fonti, la chiusura di 1.152 uffici e la riorganizzazione oraria per altre 634 strutture: sul punto la stessa Agcom afferma di aver ricevuto «numerose segnalazioni dei Comuni interessati dagli interventi di chiusura e/o rimodulazione oraria degli uffici postali», che manifestavano “dissenso” e lamentavano «le ripercussioni negative in termini di fruibilità del servizio postale universale». Con il piano di quest’anno, acquisito dall’Agcom lo scorso 21 febbraio, l’Autorità vuole quindi evitare altri disagi: per questo il Consiglio ha avviato l’istruttoria «per valutare la congruità dei criteri di distribuzione dei punti di accesso alla rete postale». In sostanza, i commissari vogliono essere sicuri che tutti i cittadini italiani, compresi quelli che abitano nelle “isole minori” e nelle “zone rurali e montane”, possano accedere a tutti i servizi postali. Obiettivo dell’azienda, come del resto anche negli scorsi anni, è dunque quello della spending review, sempre più necessaria non solo per la crisi economica, ma anche per «la crescente e significativa contrazione dei volumi della corrispondenza», determinata dalla grande diffusione delle e-mail.
Dunque, quasi seimila persone cambieranno lavoro: si tratta comunque di poco più della metà di quello che l’azienda aveva proposto all’inizio della trattativa, e ciò 9.273 eccedenze. Nell’ambito dell’accordo, inoltre, sono previsti anche i prepensionamenti: ogni 100 lavoratori che andranno via, ne verranno assunti 20 in part time e altrettanti vedranno il proprio contratto “crescere” dal part time al full time.