La doppia gaffe di Ignazio Marino: è per la vivisezione e i suoi gatti hanno il nome dei “nemici” di Roma

24 Apr 2013 18:02 - di Guido Liberati

«Amo moltissimo gli animali. Sono un uomo di scienza e so come morivano le persone colpite da Aids. Non so se lo sanno Alfio Marchini e Gianni Alemanno. Quando si faceva una diagnosi era una sentenza di morte. Sono stati fatti dei progressi straordinari e adesso tutto questo non avviene più grazie a dei farmaci che sono stati sperimentati sulle scimmie. Giusto o sbagliato? Io penso che quel sacrificio sia stato giusto». Così il candidato del centrosinistra a sindaco di Roma Ignazio Marino, durante la trasmissione Tag su Teleroma56. «Vorrei chiedere a Marchini o Alemanno cosa farebbero se avessero un figlio affetto da una polmonite – ha aggiunto – glielo darebbero l’antibiotico anche se è stato testato su un topolino, come purtroppo è prassi fare affinché il medicinale sia approvato?». Poi il chirurgo ha raccontato: «A casa ho due bellissimi gatti. Si chiamano Napoleone e Paolina. Quando ero in America invece c’era Annibale. Eravamo molto affezionati a lui e quando morì fu una tragedia per la mia famiglia».

L’aspirante sindaco Marino forse potrà pure essere promosso in medicina, anche se gli animalisti avranno qualcosa da ridire sulla sua disinvolta approvazione della vivisezione, ma di sicuro andrebbe bocciato in storia. Napoleone Bonaparte è infatti passato alla storia come uno dei più grandi nemici di Roma: il più grande oltraggio della storia contro un Pontefice porta la firma del generale corso, che fece rapire nel luglio del 1809 fece rapire dal Palazzo del Quirinale Papa Pio VII e lo tenne segregato in condizioni infamanti per cinque anni, facendolo girovagare tra la Francia e la Liguria. Ancora più clamorosa la scelta di Annibale: il condottiero cartaginese che, secondo Tito Livio, giurò odio eterno a Roma sin da fanciullo ed ebbe come scopo principale della sua vita «distruggere Roma». Non c’è male per un aspirante sindaco della Città Eterna.

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