I renziani chiedono la testa del direttore dell’Unità che replica: “Confermo, Renzi è come Berlusconi”

5 Apr 2013 19:26 - di Redattore 92

Il quotidiano di riferimento del Pd contro il politico più popolare del Pd. Paradossi della sinistra italiana. La prima pagina dell’Unità che ha titolato «No di Renzi al governo Bersani» ha mandato su tutte le furie i fedelissimi del sindaco di Firenze, che hanno chiesto le dimissioni del direttore, Claudio Sardo. «Ricomincia la vergognosa propaganda dell’Unità contro Renzi»,  attacca Roberto Reggi  sulla sua pagina Facebook. «Con tutti i problemi che ha il Paese che il giornale del mio partito titoli su Renzi… Non mi pare il caso», incalza Simona Bonafé parlamentare del Pd. La deputata ha dato il via all’attacco portato dai renziani al quotidiano del Pd con Paolo Coppola e lo stesso Reggi. «L’Unità, con il titolo sparato oggi in prima pagina, falsifica totalmente la realtà, danneggiando e indebolendo, tra l’altro, proprio il segretario Bersani», insiste Coppola. Il deputato renziano Ernesto Carbone arriva con Matteo Richetti a chiedere esplicitamente la testa di Sardo. «È questo lo stile de l’Unità? Già durante la campagna – tuona Carbone – per le primarie aveva dato del “fascistoide” a Renzi. A questo punto mi sembra naturale chiedere le dimissioni del direttore del giornale del mio partito».

Un clima da secessione Pd che registra la collocazione delle truppe sul campo di battaglia. Chi sta con chi? Il cattolico e moderato Beppe Fioroni sceglie il quotidiano fondato da Gramsci. «Renziani tolleranti: Sardo scelga se licenziato subito per il titolo o dopo con tutti una volta che viene tolto il finanziamento pubblico. Che buoni!». Mentre l’iperlaico Ivan Scalfarotto attacca l’Unità: «Dire che Renzi ragiona come Berlusconi dipinge il sindaco di Firenze e chi lo sostiene non come oppositori interni, ma come avversari politici». Secondo il vicepresidente del Pd un atteggiamento che «fa pensare che l’organo del partito abbia dimenticato di essere tale e si sia trasformato nel foglio di una parte». La risposta del direttore non si fa attendere: «Un titolo può piacere o meno. Ma suggerire le dimissioni di un direttore di giornale per un titolo che non si condivide, mi pare un infortunio. Tanto più se la ragione è l’autonomia de l’Unità, che si presume ferita». Almeno ammettere che il titolo è stato un po’ forzato? Neanche per sogno. «Continuo a pensare – scrive Sardo – che sia una sintesi fedele dell’intervista di Renzi al Corriere della Sera». Tradotto: la guerra con Renzi è appena cominciata.

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