Violante sprona il Pd: «Con il sostegno del centrodestra in sei mesi possiamo fare le riforme»

28 Mar 2013 10:59 - di Redazione

«Stiamo parlando di cambiare la seconda parte della Costituzione e anche la legge elettorale entro i prossimi sei mesi», «non posso entrare nei dettagli. In ogni caso, ha senso che questo organismo venga presieduto da una importante personalità del centrodestra». Lo afferma al Corriere della Sera Luciano Violante del Pd, sulla proposta di una Convenzione per le riforme. Sarà «come la Convenzione europea – spiega Violante – un luogo tra soggetti diversi. Oltre ai parlamentari, sarebbe bene che partecipassero esponenti delle organizzazioni sindacali e degli imprenditori, le Regioni, i Comuni. Tutti i soggetti attivi perché abbiamo il dovere tutti insieme di ricostruire la costituzione materiale del Paese, una intesa di fondo sul suo futuro. La proposta che noi facciamo – aggiunge – ha un orizzonte temporale di sei mesi» mentre «il giorno successivo alla nascita del governo, Camera e Senato possono votare in poche ore due ordini del giorno per istituire la Convenzione, che poi è una commissione che redige un progetto. Parallelamente, da parte del governo, c’è l’impegno di presentare immediatamente un disegno di legge costituzionale per trasformare la Convenzione in commissione redigente che alla fine proporrà un testo sul quale voterà, articolo per articolo, il Parlamento in seduta comune». Alla domanda, se la proposta della Convenzione sarebbe sempre valida, se Bersani fosse costretto a un passo indietro, Violante replica: «Non so se ci sarà un’altra chance. Deciderà il presidente della Repubblica».

Sulle riforme costituzionali, aveva spiegato nei giorni scorsi l’ex presidente della Camera, «la convergenza è possibile» per un nuovo governo. Ma tra i punti ci devono essere anche «poche proposte di carattere economico-sociale da sottoporre a tutte le formazioni». Peraltro, per Violante, «se fosse possibile, il governo di tutte le forze maggiori, dico tutte, sarebbe la via obbligata. Ci sono tanti modi per sostenere un esecutivo: lo si può votare, ci si può astenere aspettando di giudicarlo sui fatti…». Una proposta che finora è rimasta inascoltata da Bersani.

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