Ressa per le primarie Pd a Roma: sei in corsa. Ed è guerra per lo “sfoltimento”

26 Mar 2013 11:22 - di Redazione

Sono rimasti in sei, e non sono pochi, gli aspiranti alla nomination a candidato sindaco di Roma. I renziani Paolo Gentiloni e Patrizia Prestipino, Gemma Azuni di Sel, Ignazio Marino, il socialista Mattia Di Tommaso e Davide Sassoli,  sono i candidati in corsa per le primarie del centrosinistra. E tra loro dovrà uscire il nome di chi sfiderà Gianni Alemanno per la guida della città. Ma nel Pd malgrado l’avvicinarsi della Pasqua l’aria è tutt’altro che serena. Molti sono infatti convinti che sei candidati sono troppi e con questo parterre affollato è difficile arrivare alle primarie del 7 aprile. Gli occhi restano puntati su quelli che sono ritenuti, grazie agli appoggi che stanno ricevendo, i due competitor più papabili per la poltrona di sindaco: Marino e Sassoli.

Il chirurgo, forte del placet di Vendola, Bonelli e Ingroia, ha detto che «i concorrenti sono tutti uguali e che bisogna parlare dei temi, non dei nomi dei politici». Sassoli, che conta sull’appoggio del capogruppo capitolino del Pd Umberto Marroni, invece si augura «che il numero dei candidati alle primarie si assottigli ancora a favore di altre convergenze». Ma a ritirarsi non pensano minimamente le due donne candidate, Patrizia Prestipino e Gemma Azuni, determinate a correre e a far valere un altro punto di vista, quello delle donne, nell’amministrazione capitolina. Gli altri per il momento non parlano. E in questo clima di frizione interna il Pd, pur non avendo ancora un nome alternativo da spendere, va all’attaco di Gianni Alemanno. Approfittando dell’arresto dell’ex ad di Eur Spa, Riccardo Mancini per il caso dei filobus, il Pd ha subito cavalcato l’onda chiedendo al sindaco di fare un passo indietro e di non candidarsi («crolla il cerchio magico del sindaco», hanno detto democratici romani). Ma Andrea Augello, coordinatore della campagna elettorale di Alemanno, intervistato dal Corriere, ha escluso questa ipotesi: «Dimettersi? E perché dovrebbe? Non è indagato, l’inchiesta non lo riguarda, rimane candidato sindaco, non ci sono smottamenti.  E poi ha puntualizzato: «Siamo abituati a essere al centro di campagne stampa o di inchieste giudiziarie che poi si rivelano infondante. Cito Storace col Laziogate su tutti. Questo non impedirà di rimanere in campo».

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