La prima omelia del nuovo Papa nella piazza gremita: «Non abbiate paura della tenerezza e della bontà»

19 Mar 2013 11:36 - di Desiree Ragazzi

«Non abbiate timore della bontà e della tenerezza». Papa Francesco è dirompente nella sua semplicità: invoca i sentimenti buoni che, dice più volte, non sono le virtù dei deboli.  È forte nell’appello ai potenti, nell’invito a tutti a rispettare soprattutto bambini e vecchi e tutti coloro che sono «alla periferia del nostro cuore». E chiede “per favore” a chi ha ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale e a tutti gli uomini di buona volontà di «essere custodi della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, dell’altro e dell’ambiente». Ed è di rottura nel definire del vero concetto di potere del vescovo di Roma: «Il servizio». Un bicchiere d’acqua bevuto prima di iniziare la sua prima omelia, un testo letto senza particolari modifiche, nessun “a braccio” aggiunto. Papa Francesco affronta l’omelia in italiano della messa del suo insediamento al ministero petrino con grande concentrazione e in una piazza silente. In un ottimo italiano Bergoglio legge il testo che lui stesso ha preparato, con alcune parole in spagnolo, come “esperanza” o un “chi” che è diventato un “qui”. Qualche parola è risultata un po’ difficile da leggere, ma certo non era facile dire “racchiusa” o “costruiscono”. In una piazza stracolma di fedeli e di delegazioni di capi di stato e di organizzazioni internazionali, di fedeli, ed ecclesiastici accorsi da ogni parte del mondo per omaggiarlo, Papa Francesco continua a stupire. . Guardando alla figura di San Giuseppe invoca la tenerezza e la bontà: «Il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza». La tenerezza, dice Bergoglio, «non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore». E poi ripete: «Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza». E infine spiega che «il ministero del vescovo di Roma comporta anche un potere. Ma vero potere è il servizio e anche il Papa per esercitare il potere deve guardare al servizio umile di Giuseppe, guardare con affetto e tenerezza la intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli». E infine conclude la sua omelia con nuovo invito a pregare per il suo ministero appena iniziato: «A voi tutti dico: pregate per me!».

 

 

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