Decathlon vorrebbe assumere 150 persone. Ma deve implorare De Magistris con un annuncio a pagamento
Imprese straniere che fuggono e imprese italiane che delocalizzano per il forte carico fiscale. Imprenditori che si tolgono la vita perché le loro imprese falliscono e una lunga lista di lavoratori che dalla sera alla mattina si ritrovano cassintegrati e disoccupati. Una situazione drammatica che mostra un Paese allo sbando e alla ricerca disperata di un centro di gravità permanente. Ma anche in quest’ambito ci sono le eccezioni: c’è chi vuole investire ma non può. Accade, per esempio, che Decathlon, società francese leader in tutto il mondo nei negozi di articoli sportivi sia costretta a pubblicare un avviso a pagamento su Repubblica per attirare l’attenzione dell’amministrazione di Napoli, retta dall’arancione Luigi De Magistris. Una città in ginocchio economicamente e ferita a morte dai crolli di Chiaia e dal rogo di Città della Scienza alla quale la burocrazia toglie anche la speranza. Nell’annuncio, l’amministratore delegato Decathlon Italia, Enrico Matteoni si rivolge direttamente al sindaco puntualizzando che la società «ha avviato ormai dal 2007 un progetto per l’apertura di un negozio a Ponticelli, zona Napoli che nei progetti dell’amministrazione da lei presieduta, dovrebbe essere oggetto di un percorso di riqualificazione territoriale e sociale». Purtroppo, «ad oggi, Decathlon ha già realizzato investimenti superiori a dieci milioni di euro e altri dieci milioni sono stati stanziati per poter finalizzare la nuova apertura. A ciò si aggiunge, naturalmente, che una volta inaugurato il negozio occuperà a regime circa 150 giovani lavoratori. Di questi tempi non ci sembra poco». Ma a quanto pare l’amministrazione guidata da De Magistris sembra non preoccuparsene. Tant’è che sempre nello stesso annuncio, Matteoni spiega i motivi che lo hanno spinto a scrivere la lettera: «Il nuovo negozio è fermo e non si vede se e quando la situazione potrà sbloccarsi». Il punto vendita è parte di un più ampio progetto di riqualificazione e in quanto tale è subordinato alla esecuzione di altri progetti edilizi «per i quali è venuta meno la volontà o la capacità di realizzarli». «Sarebbe lecito pensare – scrive l’ad – che il Comune accettasse di separare il rilascio delle diverse autorizzazioni a costruire garantendo comunque le opere comuni e dando a Decathlon, indipendentemente la possibilità di portare a termine il proprio progetto, riconoscendo naturalmente oneri e opere ad esso connesse». Ma «così non è stato», commenta amaramente Matteoni che spera tuttavia in un buon senso del Comune. Altrimenti, Decathlon Italia dovrà rinunciare al proprio progetto «dirottando l’investimento altrove». E addio lavoro e riqualificazione grazie a De Magistris.