Biagi, un morto scomodo per la sinistra. Ecco perché la Boldrini ha ricordato tutti gli eroi di Stato tranne lui…
Un anniversario di serie B, un morto improvvisamente scomodo che si muove come un fantasma dietro le quinte della nuova anti-politica, tra i silenzi ambigui e le commemorazioni pelose di chi, a sinistra, prova imbarazzo a pronunciare quel nome. Un nome che sul quel fronte non riscuote applausi, ovazioni, non tira nelle urne, non fa simpatia. C’è tutto questa ipocrisia nell’anniversario dell’uccisione di Marco Biagi, il giuslavorista freddato il 19 marzo di undici anni fa dalle nuove Br, che di vecchio però conservavano la capacità di uccidere vigliaccamente, perfino un uomo senza scorta, senza neanche la protezione di un parabrezza di vetro, in bicicletta. Presidente Boldrini: silenzio. Presidente Grasso: nulla da dichiarare. Nei discorsi dei neo-nominati dal centrosinistra, al debutto sugli scranni più alti delle Camere, non c’era spazio per Biagi. Il ricordo di quel morto di Stato è di vetro, s’è incrinato col tempo, scheggiato e disperso in mille rivoli di sottili accuse con cui il centrosinistra ha bloccato, deriso e rigettato al mittente le riforme in tema di lavoro che il professore bolognese aveva immaginato fin dalla redazione del suo Libro bianco. Quella parola, flessibilità, ancora oggi a sinistra fa paura, ai leader di partito come ai simpatizzanti di quelle Br che all’epoca soffocarono nel sangue un’idea di liberalizzazione del mercato, in chiave scandinava, di cui ancora oggi si sente evidentemente un gran bisogno. Sul nascere, lo scorso anno, la sinistra bloccò anche quella riforma che la Fornero cercava di portare a casa sulla base di una fragile intesa bipartisan, che contribuì solo a partorire un mostro giuridico senza alcun impatto sul fronte della disoccupazione. Ma quel nome, Biagi, dalle parti di Vendola e Bersani, fa ancora paura, anche da morto. Nei giorni in cui Boldrini e Grasso strappavano facili applausi con discorsi commemorativi di morti, eroi e simboli italiani, da quelli di mafia alle vittime del terrorismo, a Moro, alle femminuccise, ai profughi in mare, a Bologna iniziavano le celebrazioni per l’anniversario dell’uccisione di Biagi, culminate oggi con la deposizione dei fiori. E forse non è un caso se quei silenzi istituzionali siano fatti notare, oggi, dalla principale collaboratrice di Elsa Fornero, Alessandra Servidori, consigliera nazionale di Parità del Ministero del Lavoro. A titolo personale ma forse con il sostegno morale del Fornero, la Servidori ha fatto notare come “in considerazione della vicinanza della ricorrenza della sua morte con le elezioni dei due presidenti del Parlamento, Marco avrebbe meritato, nei loro discorsi di insediamento, qualche parola di stima e di riconoscenza”. «Dai presidenti Boldrini e Grasso sarebbe onorevole un gesto di attenzione per il professore bolognese e per la sua famiglia», conclude la consigliera della Fornero. Arriverà? O chi ha scritto il discorso alla Boldrini, dalle parti di Vendola, le consiglierà di tacere?