Bersani in ginocchio da tutti. Al Pdl ha chiesto di uscire dall’aula per far nascere il suo governicchio…
La giornata di consultazioni di Bersani non sembra promettere nulla di buono in vista di un eventuale governo di centrosinistra, eppure il segretario del Pd, nonché premier pre-incaricato, ostenta un certo ottimismo. Sulla base di uno schema da Prima Repubblica, con una formula che ricorda quella delle convergenze parallele di Moro e che lui definisce “il doppio registro” «per trovare un quadro di corresponsabilità, anche nella distinzione dei ruoli e delle funzioni». Boh. Ennesimo mistero di una giornata nella quale è arrivata la bomba delle dimissioni del ministro degli Esteri Terzi in polemica con il premier Monti sul caso dei marò, piovuta sul tavolo di Giorgio Napolitano nel momento più delicato. E il Colle non ha nascosto la sua irritazione. Il momento non potrebbe essere più drammatico e confuso. Bersani, com’era prevedibile, ha verificato le distanze che lo separano da Pdl e Lega e anche dai montiani, i quali apprezzano il suo metodo di lavoro ma gli chiedono di fare uno sforzo ulteriore per coinvolgere il centrodestra. Il segretario del Pd chiede di non essere pressato con lo scadenzario ma è chiaro che le sue speranze di aprirsi un varco con i 5 stelle sono ormai svanite: nel gruppo di Grillo c’è un dibattito acceso però nessuno sembra intenzionato a rischiare l’espulsione per appoggiare Bersani. Quanto al centrodestra, il presidente incaricato ha ripetuto che la corresponsabilità è possibile solo sulla Convenzione per le riforme. In sostanza la proposta a Berlusconi e a Maroni resta di cogestire la fase delle riforme istituzionali e della legge elettorale e di consentire (magari con l’assenza dall’aula) la nascita del “governo del cambiamento” che dovrebbe prendere le misure economiche più urgenti. Bersani, fa sapere Alessandra Moretti, sarebbe addirittura intenzionato a chiedere al capo dello Stato di presentarsi comunque alle Camere: con una sorta di “metodo Grasso” attualizzato. Napolitano però è stato estremamente chiaro nel pretendere dal segretario democratico “numeri certi”. E il Pdl è stato altrettanto chiaro: «O ci coinvolge o si va al voto». Idem per i montiani. Per non parlere dei grillini, che oggi vedranno Bersani, in streaming su Internet: «Neanche se si butta ai miei piedi e mi implora di dargli un lavoro lo voto», ha detto il capogruppo alla Camera, Roberta Lombardi. Più chiara di così?