Berlusconi non va all’incontro con Bersani, ma già ha incassato più di un benefit
Silvio Berlusconi non ci sarà all’incontro con Pier Luigi Bersani. Già sa che si risolverà in un nulla di fatto. Alfano e Maroni, che guideranno la delegazione, sono già stati “istruiti” sulle garanzie da chiedere: chi sceglierà Bersani come ministro della Giustizia? Chi metterà alle telecomunicazioni? Del resto, situazione del paese a parte, sul piano politico il leader del Pdl ha già incassato più di un benefit: ha diviso il Pd ha metà, tra chi osteggia la linea dura di Bersani e chi invece la giustifica. Poi ha incassato la disponibilità, espressa da Enrico Letta, a una trattativa sul nome del futuro presidente della Repubblica. “La ricerca della massima condivisione per eleggere il nuovo capo dello Stato è per noi quasi un obbligo, la ricerchiamo, ma senza scambi”, dice Letta. E se Bersani fallisce, è il ragionamento di Berlusconi, Napolitano per scongiurare le urne potrebbe fare asse con l’ala più dialogante del Pd, Renzi e veltroniani, per un governo di scopo o un governo del presidente (il nome che circola da giorni è quello del ministro Cancellieri) che taglierebbe fuori l’ala più antiberlusconiana dei democratici. Un governo che dovrebbe fare alcune cose essenziali: legge elettorale, riforma dei partiti e ritocchi all’Imu e poi di nuovo votazioni senza più lo schema del giaguaro da smacchiare. E non è finita. Se si andasse subito al voto le previsioni del Pdl sono confortate dai sondaggi della Ghisleri: azzurri berlusconiani al 24% e centrodestra al 31,4%. Un punto e mezzo sopra il centrosinistra. Per questo il partito è già in piena fibrillazione pre-elettorale: sono in preparazione altre manifestazioni come quella di Roma. E tra quindici giorni sarà la piazza di Bari a ospitare le rivendicazioni del popolo del Pdl contro l’infondata pretesa di superiorità della sinistra.