Berlusconi non va all’incontro con Bersani, ma già ha incassato più di un benefit

26 Mar 2013 10:16 - di Redazione

Silvio Berlusconi non ci sarà all’incontro con Pier Luigi Bersani. Già sa che si risolverà in un nulla di fatto. Alfano e Maroni, che guideranno la delegazione, sono già stati “istruiti” sulle garanzie da chiedere: chi sceglierà Bersani come ministro della Giustizia? Chi metterà alle telecomunicazioni? Del resto, situazione del paese a parte, sul piano politico il leader del Pdl ha già incassato più di un benefit: ha diviso il Pd ha metà, tra chi osteggia la linea dura di Bersani e chi invece la giustifica. Poi ha incassato la disponibilità, espressa da Enrico Letta, a una trattativa sul nome del futuro presidente della Repubblica. “La ricerca della massima condivisione per eleggere il nuovo capo dello Stato è per noi quasi un obbligo, la ricerchiamo, ma senza scambi”, dice Letta. E se Bersani fallisce, è il ragionamento di Berlusconi, Napolitano per scongiurare le urne potrebbe fare asse con l’ala più dialogante del Pd, Renzi e veltroniani, per un governo di scopo o un governo del presidente (il nome che circola da giorni è quello del ministro Cancellieri)  che taglierebbe fuori l’ala più antiberlusconiana dei democratici. Un governo che dovrebbe fare alcune cose essenziali: legge elettorale, riforma dei partiti e ritocchi all’Imu e poi di nuovo votazioni senza più lo schema del giaguaro da smacchiare. E non è finita. Se si andasse subito al voto le previsioni del Pdl sono confortate dai sondaggi della Ghisleri: azzurri berlusconiani al 24% e centrodestra al 31,4%. Un punto e mezzo sopra il centrosinistra. Per questo il partito è già in piena fibrillazione pre-elettorale: sono in preparazione altre manifestazioni come quella di Roma. E tra quindici giorni sarà la piazza di Bari a ospitare le rivendicazioni del popolo del Pdl contro l’infondata pretesa di superiorità della sinistra.

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