Marchionne: le bandiere rosse fanno paura agli investitori
Continua il braccio di ferro tra Fiat e Fiom. Saranno regolarmente retribuiti ma resteranno a casa i diciannove operai della Fiom assunti in Fabbrica Italia Pomigliano lo scorso novembre su disposizione della Corte d’appello di Roma. I diciotto lavoratori (uno è in aspettativa per impegni elettorali), si sono recati in fabbrica per conoscere le proprie mansioni ma sono stati invitati, hanno spiegato le stesse tute blu, a tornare a casa perché al momento non è possibile ricollocarli. «Ci hanno consegnato la busta paga – hanno detto – e informati che ci faranno sapere. Noi pretendiamo una comunicazione scritta, ed abbiamo contestato all’azienda le modalità di mancata comunicazione preventiva». I lavoratori sono rimasti all’interno dello stabilimento in attesa della comunicazione ufficiale e hanno lasciato la fabbrica dopo la diffida dell’azienda. Dal canto suo, Sergio Marchionne intervistato da Ezio Mauro ha chiuso la porta al leader della Fiom, Maurizio Landini che aveva avanzato una proposta di confronto: «Ho appena avuto incontri con i sindacati, c’erano Bonanni, Angeletti, Di Maulo, c’era molta gente. Li vedo, li incontro abitualmente. L’esclusione di Landini – ha detto – è una scelta sua». Il braccio di ferro con il leader del sindacato rosso dura da da due anni e mezzo e ha attraversato le piazze e le aule dei tribunali con un fuoco incrociato di accuse. «Non so quando sia stato eletto – ha detto ancora Marchionne – ma fino al suo arrivo non ho avuto problemi con la Fiom, anzi il rapporto era ottimo. È solo un dato di fatto». Immediata la replica del leader della Fiom: «Attacca tutto quello che non può comprare, noi e la Volkswagen. Non è certo la Fiom che ha cambiato linea, è lui che è uscito dal contratto, da Confindustria, che non rispetta le leggi e la Costituzione». Nessun rasserenamento all’orizzonte, quindi. Marchionne ha accusato Landini di arroganza («Vuole tornare al tavolo? Faccia pace con gli altri sindacati»), il segretario della Fiom lo ha invitato a «non cercare capri espiatori». «Il signor Landini ha messo in dubbio la capacità nostra di fare auto di lusso. Ma scherziamo? Noi siamo gente seria. Vada a fare qualcosa altro», ha puntualizzato l’ad del Lingotto e infine la batosta: «Vedere bandiere rosse davanti agli stabilimenti è bello, è folclore, ma agli investitori stranieri fa paura».