Pd-Ingroia: la desistenza che non s’ha da fare…
I sondaggi allarmano il Pd. In particolare quello presentato ieri dal tg di La7 e realizzato dopo la puntata di Servizio pubblico con il match Santoro-Berlusconi. La coalizione di centrosinistra perde 2,9 per cento punti rispetto a un mese fa mentre quella guidata dal Cavaliere ne guadagna 2,6. Un caso isolato? No. Confermano anche altri istituti, da Ipr Marketing alla Swg. La rimonta è una minaccia reale per Bersani e i suoi. Di qui il doppio cambio di passo dei competitor in lizza: da un lato Monti che dismette i toni sobri e si lancia all’attacco del Cavaliere e dall’altro il Pd che apre all’attuale premier ipotizzando un dialogo post-voto. Ma è proprio questo il punto che può finire per indebolire ulteriormente Bersani e il suo schieramento: se smette di attaccare Monti per concentrarsi su Berlusconi si aliena le simpatie di quella sinistra radicale, ferocemente antimontiana, attualmente in fuga verso il movimento di Ingroia, con il quale al momento sono falliti i tentativi del Pd di trattare sulla desistenza al Senato per esorcizzare la possibilità di una vittoria “zoppa”. E l’area che da Vendola si è spostata su Ingroia non è affatto compiacente verso Bersani. Lo dimostrano, ancora una volta, sondaggi che non fanno certo piacere al Pd, come quelli in cui si registra l’erosione di Sel da parte di Rivoluzione civile. E perché mai Ingroia dovrebbe adesso cedere ai desiderata di Bersani? Se lo chiede anche Marco Travaglio nell’editoriale odierno su Il Fatto: “Sulla carta l’auspicio per un patto di desistenza è perfettamente comprensibile e persino legittimo. Nella realtà dei fatti accaduti in questo inizio di campagna elettorale un po’ meno…”. E spiega, Travaglio, che all’inizio Bersani non rispose neanche al telefono ad Ingroia e sguinzagliò i suoi “giannizzeri” per accusare Rivoluzione civile di giustizialismo e di complotti contro il Quirinale. L’appello del Pd a Ingroia è dunque fuori luogo e da respingere. Così la pensa l’area che guarda all’ex pm antimafia. E conferme arrivano da De Magistris (“Noi siamo per la resistenza non per la desistenza”) e da Di Pietro, non intenzionati – sembra – a un disarmo unilaterale per far piacere al Pd. In soccorso di Bersani e Vendola è in arrivo però la convention della Cgil che si terrà a Roma il 25 e il 26 gennaio. L’organizzazione presenterà il suo “piano per il lavoro” e la promessa di un fisco più equo. Sul palco, ovviamente, sia Vendola che Bersani.