Svolta cattivista di Monti: ora vuole silenziare tutti
Che la campagna elettorale sia entrata “nel vivo”, come si dice con espressione abusata, lo si intuisce anche dalla radicalizzazione dei toni che non riguarda solo il botta e risposta a distanza tra Mario Monti e Silvio Berlusconi ma anche, e la novità non è passata inosservata, il dialogo tra il professore e il Pd. Nel partito di Bersani l’avanzata dei “giovani turchi” (la sinistra antimontiana e più vicina alle istanze del sindacato) alle parlamentarie con le oltre 11mila preferenze conquistate da Stefano Fassina nel Lazio e le 6000 di Cesare Damiano a Torino, hanno spostato a sinistra il baricentro dei democratici. Lo notava oggi Antonio Polito sul “Corriere”: dopo queste parlamentarie il Pd è diventato una “forza di sinistra”. L’avanzata dei “giovani turchi” aiuterà il ritorno allo schema bipolare classico, auspicato da Berlusconi quando dice: “Il mio avversario è Bersani, Monti è un leaderino come tanti”. E Monti, fiutando gli ostacoli sul suo cammino, ha preso ad attaccare direttamente Fassina, accusandolo di essere un conservatore, e al contempo chiedendo al leader Bersani di silenziare questa componente del Pd che impedisce una vera politica riformista. Fassina non è rimasto inerte a subire i colpi e oggi, intervistato dall’Unità, ribadisce la sua accusa ai montiani: “La lista Monti, visto anche il livello di reddito di coloro che ne faranno parte, sembra tanto la lista del Rotary Club”. La replica di Monti è arrivata da Unomattina: “Fassina aggiorni il suo pensiero, io ho sempre combattuto le lobby”. Il professore non se la prende dunque direttamente con Bersani, suggerendogli anzi di tagliare le ali estreme se si vuole arrivare in futuro a una collaborazione tra il suo centro e il Pd, ma di certo non ignora che – come scrive Polito – che “i giovani turchi sono stati in questi anni l’ala marciante della corrente del segretario, combattendo le battaglie che lui non poteva combattere in prima persona. E da parte di Bersani sono già iniziate le manovre di controbilanciamento rispetto all’ortodossia della nuova sinistra di Fassina e degli altri agguerriti “quarantenni” che portano avanti la sua linea. Inserirà nel listino Carlo Dell’Aringa, il giuslavorista amico di Biagi. Le solite alchimie dei nomi che, soprattutto se nuovi, sono destinati a restare fagocitati dall’apparato. Una storia già vista con Pietro Ichino.
Se il Pd si dice deluso dall’atteggiamento del professore il Pdl non è da meno, soprattutto dopo che Monti ha rilevato che Berlusconi è “volatile sulle vicende umane e politiche”. L’espressione di Monti “tagliare le ali” non è piaciuta a Osvaldo Napoli (Pdl), il quale ha così commentato: “Tagliare le estreme, come vorrebbe Monti, è una visione fanciullesca della democrazia. Se a sostenerla è un maturo professore, allora non è più fanciullesca ma diventa pericolosa”. E anche Renato Brunetta, a sorpresa, difende Fassina: “Tutto mi divide sul piano dei contenuti da Stefano Fassina, ma farò ogni sforzo perché nessuno possa ridurre lui o altri al silenzio, abbiamo toccato il fondo prof. Monti”. Brunetta del resto è stato chiamato in causa dallo stesso Monti che, sempre a Unomattina, ha detto che l’ex ministro sta portando il Pdl su posizioni “estremiste e settarie”. Troppo, secondo Maurizio Gasparri, per chi fino a poche settimane professava posizioni di terzietà. Dove vuole arrivare Monti con la sua svolta “cattivista”? Se puntava a irritare i sindacati c’è riuscito: dopo l’attacco all’ala conservatrice che il Pd dovrebbe silenziare scende in campo Susanna Camusso: “Monti? Poche proposte e molte critiche”.