Vertice flop, Monti assediato da Casini e “dinosauri”
Fumata nera nel vertice notturno per la composizione delle liste del Terzo polo che affianca il premier nel tentativo di fare il bis al governo. L’incontro tra Monti, Casini e Fini che si è protratto a Montecitorio fino a tarda notte non ha sciolto i nodi delle smanie da candidatura. Al centro del confronto le liste di Udc e Fli alla Camera e il listone unico a Palazzo Madama. Il tentativo è di arrivare a una conclusione tra mercoledì e giovedì. I tempi sono stretti ma le pretese tante. I curricula dei candidati sono al vaglio di Enrico Bondi, dimessosi da ogni incarico di governo proprio per poter valutare più liberamente i profili sul tavolo. È soprattutto con i partiti di Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini che restano da chiarire alcune questioni particolarmente spinose. Innanzitutto a partire dalla questione delle deroghe ammesse per coloro che hanno più di tre legislature alle spalle. Monti ha indicato la cifra di 2 per ogni lista, vale a dire per partito, ma una regola così ferrea rischia di tagliare fuori nomi di spicco e creare problemi interni alle forze politiche che si presenteranno alla Camera. Ragion per cui, Fini e Casini chiedono più flessibilità. Altra richiesta che verrebbe presentata a Monti, quella di valutare anche i curricula relativi all’attività svolta dai parlamentari di lungo corso e anche la considerazione che la legislatura compresa tra il 2006 e il 2008 è durata appunto soltanto due anni e non i canonici cinque. L’obiettivo, in pratica, è salvare i “dinosauri” Cesa e Buttiglione, impresa che alla fine dovrebbe riuscire a Casini. Infine non sarebbe del tutto tramontata l’ipotesi di chiedere di considerare le deroghe non su scala nazionale, ma facendo riferimento alle circoscrizioni o comunque ad aree territoriali più limitate. Ma la vera guerra che si sta combattendo a colpi di «manuale Cencelli» è al Senato per via della lista unica. L’Udc ha chiesto infatti 15 posti su 40 senatori che potrebbero essere eletti. Troppi per Monti, che per i suoi pretende uno spazio almeno doppio a quello di Casini. L’ex premier non vuol sentir parlare di quote da assegnare alle varie componenti, piuttosto, avverte, il criterio deve essere quello della valutazione dei curricula. Alla fine però i conti dovranno comunque tornare e quindi, pur tenendo il manuale Cencelli nel cassetto ed evitando quindi di indicare divisioni numeriche a priori, si cercherà comunque di comporre un puzzle puchessia, che garantisca una rappresentanza adeguata alle varie forze in campo.