La Ue: «L’Imu, così, non s’ha da fare». E il professore si becca un altro “quattro”

8 Gen 2013 16:30 - di Francesco Signoretta

L’Imu non s’ha da fare. È impostata male e spara nel mucchio, senza tener conto nemmeno delle condizioni in cui versa la “vittima”, se può difendersi o se è disarmata. A dirlo non è solo Berlusconi. Stavolta l’atto d’accusa arriva dalla Ue, quella stessa Ue mitizzata dalla sinistra che però si chiude nel silenzio. È un altro tassello negativo che si aggiunge al mosaico di Monti: recessione, aumento della povertà, disoccupazione a livelli record, pressione fiscale insostenibile, consumi ridotti all’osso e imprese in difficoltà. L’amara medicina somministrata dal tecnopremier al Paese continua a produrre effetti deleteri (e qualcuno ha ancora il coraggio di parlare dell’Agenda Monti…). La cura sta rischiando seriamente di uccidere il malato. L’imputato numero uno è appunto il fisco, esoso e iniquo. In un Paese dove le sperequazioni sono all’ordine del giorno e dove il gap tra poveri e ricchi diventa sempre più ampio, i tecnici al governo hanno scelto gli incassi facili, facendo pagare i soliti noti, invece che perseguire strade sicuramente più difficili, ma certamente anche più progressive e legate alle reali condizioni di vita delle famiglie italiane. Nessuna sorpresa, quindi, per la bocciatura “europea” data all’Imu: l’Italia finisce nel mirino per essersi gradualmente infilata in quella che viene definita una vera e propria «trappola» della sofferenza. La foto del Paese è da allarme rosso. Per molti «è alto il rischio di entrare in povertà e poche sono le possibilità di uscirne». Si doveva fare di più e, soprattutto, si doveva fare meglio. Berlusconi aveva disposto l’abolizione dell’Ici, perché non impattava sulle disuguaglianze e aumentava la povertà. Il centrosinistra non ha mai capito e ha gridato allo scandalo. Ha finto di non capire anche Monti che, sollecitato dal Pd, ha reintrodotto l’imposta sulla casa rendendola addirittura più pesante e iniqua. Dall’Ici si è passati all’Imu, senza correggere nessuna delle storture iniziali, tanto che oggi la Ue può fare qualche conto e sentenziare che «l’Imu dev’essere modificata in senso progressivo». Il perché è semplice: proprio come avveniva con l’Ici, non c’è alcun legame con le capacità di reddito di chi paga e le detrazioni per il nucleo familiare sono puramente simboliche. Volevano un’imposta sul patrimonio e un’imposta sul patrimonio hanno messo. Se c’è da pagare il conto lo si presenta non a chi ha di più, ma a chi, dopo aver risparmiato una vita intera, è riuscito ad acquisire la proprietà della casa in cui abita e che, pertanto, non produce reddito. Con un finale assurdo: «L’Imu – ha rilevato Maurizio Gasparri – è servita per finanziare la nostra quota salva Grecia e salva Spagna, quindi per finanziare le banche tedesche che si erano esposte con Atene».

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