La sinistra comincia a temere il voto. E torna di moda… la Camusso
Cosa tirar fuori dal cilindro per non restare indietro? Ma sì, la Cgil, è buona in tutte le stagioni, figuriamoci in campagna elettorale. La lepre – come si è autodefinito Bersani – si guarda attorno, ha paura di essere catturata a pochi passi dal traguardo e vede pericoli ovunque, a destra e a manca. Cresce di ora in ora il nervosismo in casa democratica e il leader, incupito dagli ultimi sondaggi, torna ad attaccare Berlusconi (“è come Schettino”) e insiste con la tesi della “connivenza con il nemico” dell’ex pm Ingroia che finirà per avvantaggiare il Pdl. È persino costretto a indossare il cilicio e ricorrere all’aiutino di Matteo Renzi, pur di risalire la china dei consensi. “Renzi si sta dimostrando davvero una grande risorsa soprattutto al Nord, servirà a catturare i voti degli indecisi e, perché no, anche quelli dei delusi di Pdl e Lega”, dice la neoconvertita Alessandra Moretti, un tempo agguerrita portavoce di Bersani contro il sindaco rottamatore. Unica consolazione (difficile chiamarla sorpresa) è il possibile abbraccio con la Cgil sul terreno minato del lavoro. E la Camusso torna di moda perché fa comodo. La strattonata riforma Fornero, battezzata con lo psicodramma delle lacrime di Elsa, non piace più neanche a Monti che a un mese dal voto ritocca la sua agenda. Definita all’epoca una rivoluzione salvifica, da qualche giorno il professore capeggia la crociata per modificarla in senso più liberale, mentre la Cgil prepara il contrattacco e venerdì presenterà al Palalottomatica di Roma il suo “Piano del lavoro” nel quale il giudizio sull’operato dei tecnici di Palazzo Chigi non potrebbe essere più duro (“l’esecutivo ha gestito iniquamente i provvedimenti fiscali a danno del lavoro e delle pensioni”). Più che a Monti, con il quale non c’è speranza di dialogo, Susanna Camusso parla alla sinistra che probabilmente andrà al governo,offrendo il sudato dossier di controriforma come piattaforma programmatica. “Non fatevi ingannare dai ritocchi fuori tempo massimo del tecnopremier, non basta un maquillage per rendere commestibile il lavoro della Fornero che ha accresciuto “l’apartheid del mercato del lavoro tra garantiti e precari”, è il messaggio cifrato lanciato al Pd, alle prese con un altro imprevisto. Che fare? Accusato di aver spostato troppo a sinistra la barra del timone con l’intesa con Vendola, accerchiato dai montiani dal un lato e dai “rivoluzionari civili” dall’altro, potrà rispondere al corteggiamento di Corso Italia? La coperta è troppo corta. Intanto il trio Cazzola-Ichino-Bombassei mantiene il low profile e annuncia un approccio “empirico e sperimentale”. Come se non bastasse su Bersani piovono le frecce di Antonio Di Pietro, “il Pd scelga tra la moglie bionda e la moglie bruna. Il Pd è ingordo – insiste il leader Idv – voleva andare da solo pensando che Monti da arbitro non diventasse giocatore, così è rimasto cornuto e mazziato”.