Grillo straparla: «Aboliamo i sindacati». L’Ugl gli dà del “vecchio”: «È a corto di idee»
Grillo perde un’altra occasione per tacere: «Voglio uno Stato con le palle che faccia fuori i sindacati». Il suo “tsunami tour” inizia da Brindisi con un siluro lanciato alle organizzazioni sindacali, che secondo il comico genovese «sono una struttura vecchia come i partiti politici. Non c’è più bisogno del sindacato. Le aziende devono essere di chi lavora». Questo, dice, «è il futuro come accade negli Stati Uniti e in Germania dove c’è la compartecipazione di chi lavora». Grillo come spesso gli accade, è superficiale e dimentica che nei Paesi citati il sindacato conta molto, invece, e che la compartecipazione tra lavoratori e imprenditori nella gestione delle imprese non è un coniglio tirato fuori dal suo cilindro, ma un’intuizione della quale la cultura politica del sindacalismo di destra ha il “copyright” e sulla quale oggi c’è massimo confronto da parte di tutte le sigle sindacali. Grillo non inventa nulla. Tant’è che il siluro lanciato gli riesplode addosso. Per il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella, «Grillo non propone nulla di nuovo, la sua idea è in realtà vecchia, e come altri partiti, usa il sindacato come capro espiatorio buono per tutte le stagioni e per tutti i problemi, utile a chi è a corto di idee». Piccati anche gli altri rappresentati sindacali. Il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni ironizza: «Ci mancava solo la proposta per una Italia con gli stivaloni in questa campagna elettorale», ha detto. «La piazza non potrà mai sostituire per tutti i lavoratori uno strumento di espressione libera e democratica come il sindacato, in qualsiasi paese del mondo». Ironico anche il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti: «Siamo d’accordo con Grillo, trasferiamo la proprietà delle imprese ai lavoratori, e il sindacato diventerà inutile. Noi non faremo resistenza». Più grillo straparla più perde consensi, come dimostrano i sondaggi. Il che non ci dispiace, naturalmente. Resta comunque lo sconcerto e una domanda: che tipo di Paese, di società e di democrazia abbia in mente.