Berlusconi: «Mario Balotelli ha fatto piangere i tedeschi, l’altro Mario (Monti) gli italiani»

30 Gen 2013 20:58 - di Desiree Ragazzi

«Mario Balotelli ha fatto due gol alla Germania e ha fatto piangere i tedeschi. L’altro Mario (Monti) ha messo l’Imu e il redditometro e ha fatto piangere gli italiani». Intervistato dal Tg3, Silvio Berlusconi ha respinto al mittente le accuse strumentali del centrosinistra che ha visto nell’acquisto di SuperMario una mossa elettorale (più che sportiva) del Cavaliere per recuperare consensi. E ha anche risposto a distanza al Commissario Ue, Olli Rehn che martedì era entrato a gamba tesa nella campagna elettorale per sostenere Monti: «Abbiamo sempre rispettato tutti gli accordi che avevamo responsabilmente assunto con l’Unione europea. Ho letto, quasi non credendoci, le dichiarazioni di Rehn, che contrastano esattamente con quello che lui dichiarava mentre noi eravamo al governo». E, poi, a dimostrazione della veridicità delle sue affermazioni ha dato anche lettura di una dichiarazione di Rehn del 25 novembre 2011 in cui il Commissario Ue lodava l’operato del governo presieduto dal Cavaliere. Non è mancata la stoccata contro l’ambiguità del “centrino”: «Spero di non aver più tra le ruote Casini e Fini. E anzi questo è il messaggio che do agli italiani: se vogliono un governo che governi non diano il voto ai partitini di Casini, Fini e Monti». L’intervista è stata anche l’occasione per  lanciare un appello agli italiani per votare il Pdl e dargli la maggioranza alla Camera e al Senato. E alla domanda sul perché gli elettori dovrebbero credere al programma del Pdl,  Berlusconi ha replicato senza mezze parole: «Il presidente del Consiglio in Italia non ha gli stessi poteri che hanno i governi delle altre democrazie occidentali». Ecco perché, ha ribadito, «agli italiani chiediamo di darci una piena maggioranza impegnandoci a usare questa maggioranza per cambiare la struttura costituzionale delle decisioni, così da per dare al presidente del Consiglio, al governo e al Parlamento le possibilità per intervenire decidendo nei tempi che sono tipici delle altre democrazie».

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