Nel Pd mugugni per le parlamentarie

19 Dic 2012 0:03 - di Francesco Severini

Innanzitutto, Bersani respinge le critiche. Sia quelle esterne di Grillo, che ha accusato le sue primarie per i parlamentari di essere delle “buffonarie”, sia quelle interne dei tanti che pensano (e dicono) di essere stati sacrificati alla nomenclatura. A gettare un’ombra sulle parlamentarie dei democratici non c’è solo la questione dei derogati illustri (Rosy Bindi, Anna Finocchiaro, Giuseppe Fioroni, Franco Marini, Cesare Marini, Mariapia Garavaglia, Angelo Agostini, Giorgio Merlo e Giuseppe Lumia) ma anche il cosiddetto “listino” bloccato che sarà scelto personalmente dal segretario. Bersani respinge i rilievi come “inaccettabili”: «Il nostro statuto parla di un 10% di deroghe a chi ha più di tre mandati e in direzione si è discusso di qualcosa che non è neanche il 3% di deroghe». «Perché ne parlate solo per il Pd? – chiede Bersani ai giornalisti – Siamo gli unici in Italia e in Europa con il meccanismo di deroghe più stringente. Per favore, non chiedetecelo più e andate da qualcun altro. Si è superato il segno». Quindi difende le decisioni prese in direzione: «Abbiamo inserito tante novità, quella che mi piace di più è la certezza di un numero di donne in Parlamento, che non c’è mai stato in un gruppo politico».
Tra le donne che saranno eslcuse dalla quota riservata c’è però il nome di Paola Concia, la paladina dei diritti gay la cui testa, secondo i giornali, è stata chiesta e ottenuta da Rosy Bindi. Lei afferma che sta cercando di capire se riuscirà a fare le primarie anche se non è considerata «parlamentare del territorio». Stesso discorso vale per Stefano Ceccanti, vicino a Matteo Renzi, anche lui grande escluso dalla quota riservata. «Non è stato deciso nulla – comemnta Ceccanti – ma io non ho il radicamento territoriale che è una delle condizioni per la candidatura». «Sono a disposizione – annuncia – poi vedranno loro cosa fare. Se ritengono che abbia fatto un lavoro positivo mi chiederanno la disponibilità, altrimenti non me la chiederanno, sono sereno». Ceccanti risponde anche a uan domanda sull’ipotesi di una lista Renzi: «Non avrebbe senso spacchettare ma questo rivela che c’è una parte degli elettori che ha votato Renzi che non vota il Pd a prescindere, quindi è una parte che va riconquistata: una parte potrebbe sconfinare in Grillo e un’altra parte potrebbe finire nella lista Monti. Il consenso intorno al Pd è gassoso, dipenderà dall’offerta politica». Chi si candida sicuramente alle primarie in continuità con la battaglia portata avanti da Renzi è Mario Adinolfi: «Io sono il parlamentare del Pd con minore anzianità in assoluto, appena sei mesi, ma non voglio alcun trattamento privilegiato o rete di protezione. Mi candiderò alla primarie nella mia circoscrizione elettorale, cercherò il voto in continuità con la battaglia sostenuta da Matteo Renzi». E correrà per le primarie dei parlamentari Pd anche Giorgio Gori, con l’obiettivo di non «disperdere il patrimonio raccolto da Renzi in questi mesi», in cui proprio Gori è stato il regista della campagna del sindaco di Firenze. Ma l’impresa, ammette, «sarà assai complessa per chi come me non può contare su una realtà di partito organizzata sul consenso stratificato da tesseramenti e preferenze, ma le energie che abbiamo speso per affermare le idee di rottura e cambiamento con Matteo Renzi ora troveranno un’occasione di continuità. Ci vuole coraggio e quello non manca». Ha deciso di candidarsi anche Giuseppe Lobefaro, consigliere provinciale del Pd, che sta già raccogliendo le firme: «La scommessa vincente del Pd con le primarie – afferma – è stata restituire alla democrazia partecipativa il significato perduto a causa di una legge elettorale offensiva, risvegliare nei delusi l’interesse per la politica, convincere i cittadini che c’è ancora chi può rappresentarli».
Le primarie per scegliere i parlamentari sono invece una buffonata secondo Beppe Grillo: «Il pdmenoelle – scrive sul suo blog – ha deciso di dare voce ai cittadini per le liste elettorali. Un’idea originale (chissà da chi ha copiato…) che Bersani ha spiegato: ‘Il pdmenoelle ha dato vita a una procedura che non ha precedenti in Italia e in Europa (e neppure su Saturno, ndr). Abbiamo messo un meccanismo (!?) che renderà fortissima la presenza delle donne a un livello sconosciuto in Italia e forse anche in Europa’.
Belin, questo passa il tempo a seguire cosa fa il M5S dove le donne votate per le politiche on line sono state maggioranza assoluta. Bersani è un succhiaruote della democrazia. Vengono così inaugurate, dopo le Parlamentarie del M5S, le Buffonarie del pdmenoelle». E ancora: «Le Buffonarie avranno una ‘modica quantità’ di aspiranti parlamentari, un 10%, scelti da lui medesimo: Gargamella Bersani. Nomi indimenticabili ci accompagneranno anche nella prossima legislatura, mai più senza Rosy Bindi, Anna Finocchiaro, Franco Marini, Giorgio Merlo, Maria Pia Garavaglia, Beppe Fioroni. L’ideatore di ‘procedure’ e di ‘meccanismi’ al costo di due euro che tutta l’Europa ci invidia disporrà anche del diritto di nomina dei capilista (pari a 54 parlamentari certi). Oltre agli eletti per grazia di partito, potranno partecipare i parlamentari uscenti (quindi i ‘nominati’ a suo tempo dal partito, ndr), chi raccoglierà firme pari al 5% degli iscritti su base provinciale e chi verrà scelto dalle direzioni provinciali. Il trionfo – conclude Grillo – della democrazia diretta made in Bettola».
A Grillo ha replicato il consigliere regionale lombardo del Pd Giuseppe Civati: «Non facciamo polemica – dice Civati – facciamo in modo che siano le elettrici e gli elettori democratici a rispondere e a partecipare». L’auspicio è che «tutte e tutti coloro che sono nelle condizioni di farlo vadano a votare – scrive -, scelgano il proprio parlamentare e lo accompagnino per i prossimi cinque anni. Questo è il senso delle nostre primarie per i parlamentari che sono state concepite un anno fa, ma tutto questo Beppe non lo sa».

Commenti