Pollaio Pdl: le oche di Montecitorio

15 Nov 2012 20:29 - di

Non c’è pericolo che nel Pdl si riesca a fare un dibattito su una cosa seria. E sicuramente non c’è pericolo che nel Pdl si dibatta su un argomento sollevato dal Pdl. Se non sono “Libero” e “il Giornale”, ci pensa “Repubblica” a gettare il sasso nel pollaio e scatenare le oche che cominciano a correre in circolo facendo a gara a chi strilla più alto. Stranamente gli articoli sul Pd si fanno commentando i fatti, quelli sul Pdl svelando i retroscena. Forse perché il Pd è un partito e invece il Pdl un fritto misto dove squali, balene e sardelle friggono nella stessa padella senza alcun senso delle proporzioni. “Repubblica” svela l’ennesimo retroscena dunque: Silvio vuole candidare la figlia Marina. In un’intervista video “Repubblica” cerca di trascinare La Russa nel trappolone. Alla domanda se il centrodestra possa sopravvivere dopo Berlusconi ricorda di aver pensato – erroneamente – che la Destra non sarebbe sopravvissuta alla morte di Almirante. Ma le idee – aggiunge – camminano sulle gambe degli uomini… Non di uno solo. “Repubblica” lancia il titolino monco: “Berlusconi non indispensabile”. Due o tre oche di ambo i sessi corrono a rilasciare testimonianze di fede non richieste, accusando La Russa di lesa maestà. “Repubblica” chiede a La Russa se tema la discesa in campo di Marina (già ipotizzata e annunciata mille volte da organi di stampa ostili e mille volte smentita dall’interessata) e il coordinatore del Pdl risponde che non basta un cognome per fare un leader e che se Marina si candida verrà giudicata, com’è giusto, in base alle sue qualità personali. Gli starnazzi si fanno più striduli. Convinti di far piacere al Capo, odalische ed eunuchi si gettano tra le fiamme proclamandosi pasdaran di Marina e giurando morte al blasfemo. Alla fine arriva la nota di Palazzo Grazioli che accusa “Repubblica” di diffondere ad arte notizie false per destabilizzare le menti deboli che purtroppo pullulano nel partito di Via dell’Umiltà. Dove l’umiltà pare proprio essere l’unica virtù totalmente sconosciuta.

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