Lazio, vai con le primarie. E con un nuovo codice etico

1 Ott 2012 20:30 - di

«Prima si va alle urne e meglio è», ha commentato il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri annunciando che «entro 90 giorni» i cittadini laziali dovranno tornare a votare. Sembra dunque svanita la possibilità di un election Day che raccolga alle urne gli elettori nel 2013 in contemporanea per le politiche e le comunali. Natale alle urne, probabilmente, stando ai tempi tecnici. Il presidente del Consiglio regionale, Mario Abbruzzese, ha firmato il decreto di scioglimento il 28 settembre e da quel giorno scattano i novanta giorni per l’indizione delle elezioni. Dunque, bisogna votare entro il 26 dicembre. Le prime date disponibili sono il 9 o il 16 dicembre. Ma c’è chi ritiene che si potrebbe votare a fine gennaio. Comunque sia, ora si accelera, scatterà la macchina organizzativa delle Regionali e un politico di esperienza del Pdl, Andrea Augello, che ha conosciuto da vicino i problemi delLazio, avendo ricoperto in passato l’incarico di Assessore al Bilancio, non ha dubbi nel sostenere che andare alle elezioni ha un solo significato, «selezionare una nuova classe dirigente del Pdl del Lazio, azzerando l’attuale, attraverso le primarie». «I tempi per avviare un processo ci sono», assicura. La tempistica indicata dal ministro Cancellieri è compatibile. Attualmente – ha proseguito – la legge prevede che entro 90 giorni dalla data di dimissioni della Polverini, si indichino le elezioni, per cui la soluzione sarebbe indirle poco prima del 90esimo giorno e farle cadere alla fine di gennaio».
Ma le primarie vanno affrontate tenendo in mente questioni prioritarie, fondamentali: «Primo: il partito dovrà indicare chi non potrà essere candidati e procedere a delle esclusioni. Non possiamo ignorare la crisi di rigetto che ha provocato quanto accaduto e, dunque, non si pensi ad indicare Fiorito come il problema, perché la questine è molto più seria e più vasta».
Le primarie sono la strada giusta. «L’unico modo per consentire al nostro popolo di riappassionarsi nella scelta di un candidato. Non possiamo far altro che dare loro la parola afficché sia possibile ridare loro sicurezza, rassicurarli».
Altra condizione dirimente sarà «valutare anche la possibilità di azzerare il simbolo di partito per dar vita ad un grande movimento civico regionale aperto al nostro blocco sociale di riferimento e che ci proietti nel futuro. La nostra unica possibilità di partecipare dignitosamente alla prossima competizione elettorale è legata alla capacità di far nascere a Roma e nel Lazio l’idea del nuovo centrodestra possibile».
Ancora. «I cittadini del Lazio dovranno anche sapere con quale squadra si intende mettere mano alle criticità della Regione», dice ancora il enatore del Pdl: «Bisognerà affidare a figure qualificate professionalmente la Sanità, il Bilancio, e i Lavori pubblici, e bisognerà rendere noti i loro nomi da subito, contestualmente al candidato governatore. Questo per dire basta a operazioni di bassa cucina».
Incalza Fabio Rampelli, uno dei parlamentari che nel Pdl ha sempre caldeggiato l’opzione primarie: «Per essere credibili sarebbe opportuno candidare persone nuove, che non abbiano avuto esperienze poco felici», sostiene. «Tra l’altro il nome dei candidati deve essere il punto di arrivo, e non di partenza, di un percorso fatto di contenuti e di idee. Dobbiamo capire che l’elettorato tradizionale non esiste più. Esistono persone, famiglie, imprese a cui dobbiamo fornire nuovi modelli culturali, intendendo con quest’espressione risposte a problemi specifici e non più rinviabili».
Le primarie possono ridare entusiasmo alla nostra gente «solo se saremo capaci di uscire dal genericismo delle destre, così come si sono configurate negli ultimi tempi in tutta Europa, e indicare “come” intendiamo agire, dalle periferie alla cultura alle infrastrutture, dai problemi urbanistici a come costruire le città: tutti temi sui quali da tempo manca una nostra “visione”».
Quindi, «prima di badare alla forma, al simbolo, ai candidati,bisogna pensare alla sostanza della proposta politica. Qualunque candidatura emerga, non potrà non essere accompagnata da questo nuovo “codice”», conclude Rampelli.
Entrambi sono d’accordo, poi, con l’indicazione lanciata dal capugruppo al Senato, Maurizio Gasparri, che propone che «un comitato etico formato da tre “saggi”, persone estranee a ogni contesa politica, non candidati, né con incarichi politici e istituzionali di alcun tipo, valuti le candidature del Pdl alla Regione Lazio», ha detto. «Serve una verifica seria. Casi come quelli di Fiorito non hanno bisogno di verifiche perché la sua esclusione è ovviamente decisa. Ma bisogna essere severi, rigorosi e giusti al tempo stesso valutando ogni caso».
Sulla stessa lunghezza d’onda Gianni Sammarco, coordinatore del Pdl nel Lazio ce è già al lavoro per accendere la macchina organizzativa. «È necessario stabilire subito regole chiare e modalità di candidatura trasparenti. Lavoreremo per questo, per  rigenerare un centrodestra uscito provato dalle note vicende».

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