Renzi show a Verona: A me i delusi del Pdl
Il giorno di Matteo Renzi è arrivato. A Verona ha lanciato solennemente la sua candidatura, da un palco privo dei simboli del Pd, partito più odiato che amato: «Mi sono sentito umiliato – ha detto – come iscritto al Pd quando dopo il fallimento del governo Berlusconi ho visto che la nostra classe dirigente non è riuscita a presentare una proposta concreta di governo, e il presidente della Repubblica ha dovuto dare il mandato a un tecnico-tutore». Ma questo era da mettere in conto. Per il resto Renzi esibisce elementi tratti dal berlusconismo, come le tre parole chiave del suo programma – futuro, Europa, merito – che ricordano le tre “i” dell’ex premier. Con essi intreccia lo stile obamiano (l’immagine del presidente Usa e di sua moglie Michelle conclude il video che ha aperto la sua esibizione da candidato premier) ma anche un’infarinatura “grillina”, pur se declinata in inglese: «Il nostro primo atto sarà il ‘freedom information act’ ovvero massima trasparenza per ciascuno su bilancio e atti. Tutto
deve essere messo online per modificare il rapporto fra gente e amministrazione».
Ma il vero colpo di teatro è stato l’appello fatto agli elettori delusi del centrodestra: «Non ho paura di prendere voti di chi ha votato centrodestra, non certo nelle primarie che il centrodestra non fa, ma alle elezioni. Noi del centrosinistra le elezioni le vogliamo vincere». «Voglio stanarvi dalla vostra delusione», ha aggiunto rivolgendosi idealmente «a chi in passato ha votato per Berlusconi». Un appello dirompente e allo stesso tempo inclusivo, fatto da un esponente del Pd che non ha mai fatto dell’antiberlusconismo una bandiera e che nel centrodestra non è percepito come un “nemico” legato agli errori della storia del comunismo. Una scommessa che secondo Pippo Civati potrebbe essere vinta: «Renzi – dichiara Civati a Tgcom 24 – prenderà lo spazio politico lasciato dalla crisi del berlusconismo. Subito dopo la Leopolda – aggiunge – Matteo andò ad Arcore e fece la corte a Marchionne, fece scelte discutibili.
Alla Leopolda dicemmo che era importante il popolo e non il leader. Io vedo la candidatura di una persona di talento che però è molto isolata politicamente parlando. Non c’è acrimonia, si è ricavato uno spazio politico rimasto libero dalla crisi del berlusconismo e farà bene. Oggi è stato molto forte nello spiegare cosa non è il suo programma e ben più fragile nell’illustrare in cosa consiste».
Alla sinistra tradizionale Renzi invece non concede nulla: «la foto del Palazzaccio», ha detto, con Nichi Vendola e Antonio Di Pietro che presentano il referendum sulla riforma del lavoro è «brutta» e rappresenta «un modello culturale con il quale il centrosinistra non governerà mai, una sinistra che non vuol governare». Una foto che «è ancora più grigia di quella di Vasto».
E il Pdl si sente sfidato in casa dalle avances del sindaco di Firenze? Ignazio La Russa ribalta la questione: «Siamo noi – afferma – che chiediamo ai tanti delusi del Pd di votare il Pdl». E Altero Matteoli non appare impensierito: «Premesso che non ho mai visto vincere nessuno mettendo insieme i delusi, io capisco perché Renzi dice questo: la verità è che lui è il primo deluso del suo partito, il Pd». «Renzi – conclude Matteoli – questa corsa la fa non tanto per candidarsi e vincere ma per sfasciare un partito nel quale non si riconosce più».
Apertura di credito, invece, dalla Lega: «Matteo Renzi più che piacere alla Lega suscita curiosità – commenta il vicepresidente leghista della Provincia di Verona, Fabio Venturi – C’è voglia di cambiare. quello che in Lega ha rappresentato il cambiamento con Maroni, Tosi, Salvini, Renzi lo rappresenta dall’altra parte. Credo – ha aggiunto – che dobbiamo superare le barriere, dobbiamo parlare, confrontarci e da sempre dobbiamo mettere insieme le cose buone dell’uno e dell’altro».
E mentre Renzi, a Verona, si gode i riflettori, nella sua Firenze i sindacalisti dell’Ataf (la società dei bus fiorentini) hanno organizzato un flash mob in piazza della Signoria: «Ciao Matteo, ora che te ne sei andato in camper… per favore non tornare». E per far capire meglio come la pensano innalzano un cartello con la foto di Renzi abbracciato a Cetto La Qualunque.