Bellocchio come Monti, un trionfo di finti applausi
Avevamo letto di un’apoteosi in sala, di sedici minuti di applausi, di inchini degli attori, perfino della commozione del burbero Bellocchio. Poi abbiamo scoperto – con dispiacere, perché noi tifiamo Italia e il film tratta un tema importante – che la “Bella addormentata”, a Venezia, non ha vinto neanche la coppa del nonno. A quel punto ci siamo interrogati su quella proiezione – trionfalmente enfatizzata dai media – fatta nei giorni del festival a beneficio esclusivo della stampa specializzata su cui il cinema italiano aveva costruito una profezia di vittoria certa, legittima, quasi scontata. Invece no. Ai giurati del festival, grandi esperti di cinema, che però non si muovono in branco come gli inviati, a cui non interessa essere letti inneggiando al capolavoro, che non subiscono il carisma di attori e registi famosi, quella magistrale pellicola non è piaciuta. Semplice, no? Semplice come quello che accade col governo Monti, di cui la stampa “politicamente corretta” celebra le gesta quotidiane illudendosi di rappresentare il Paese reale. Poi un giornale fa un sondaggio e scopre che tutte le riforme fatte da Monti agli italiani non piacciono e che i veri esperti della crisi, alla sola idea di un bis, rabbrividiscono. Alla faccia dei finti applausi gestiti dalla claque dei giornali.