Tommaso Foti: i capannoni sbriciolati? Non passiamoci sopra

30 Mag 2012 20:37 - di

«Francamente mettere le mani in tasca agli italiani mi sembra una poco commendevole risposta». Non piace a Tommaso Foti l’aumento delle accise sulla benzina con cui il governo punta a trovare risorse per il terremoto. «È del tutto improduttiva, non ha molto senso, non penso che ogni volta si debba ricorrere a questo per sistemare le cose», spiega il deputato del Pdl. Va meglio per quanto riguarda la deroga al patto di stabilità, che è «un provvedimento positivo e intelligente anche se – chiarisce Foti – si sarebbe potuto provvedere con una contabilità speciale degli enti locali per opere pubbliche immediatamente realizzabili».

Ma il suo giudizio torna negativo di fronte al rinvio dei versamenti fiscali e dei contributi…

Prevederlo solo fino a settembre è una goccia nel mare, un pannicello caldo. È un modo come un altro per dire state buoni per qualche giorno, ma è insufficiente rispetto all’entità dei danni e alla necessità del sistema delle imprese, e non solo, di far fronte a una ripresa che oggi mi sembra non immediata e problematica.

Cosa avrebbe potuto fare di più o di diverso il governo?

Intanto prevedere una proroga più lunga e poi valutare forme di esenzione totale per le zone più colpite. Comunque, sono misure che chiederemo noi, come Pdl, in sede di conversione del decreto. Ma chiederemo anche che ci sia un riferimento molto attento alle modalità di costruzione che sono state messe in campo in questi anni. Ci pare davvero preoccupante che capannoni di edificazione recente si siano sbriciolati, sciolti come neve al sole. Non chiediamo una caccia alle streghe, ma una verifica. Bisogna capire se ci sia stata una tendenza a far finta di non vedere.

La procura di Modena ha annunciato l’apertura di un’inchiesta, non basta?

Quello è un atto dovuto. Ma, al di là della rilevanza penale, serve una verifica sotto il profilo amministrativo, perché queste vicende devono insegnare qualcosa, non vanno solo registrate per poi essere dimenticate.

Sul ritorno al lavoro e sulle morti che ne sono seguite ci sono state diverse polemiche. Anche lei pensa che sarebbe stato meglio aspettare?

Qui non si tratta di fare polemiche, ma di capire cosa è successo. Per questo dico che è importante che si faccia chiarezza sulle modalità di costruzione, che sono state dovute anche al fatto che fino ad oggi questo territorio è stato considerato estraneo agli eventi sismici. Un’estraneità considerata quasi conclamata… solo che mi pare che sia stata più affermata che verificata.

La politica cosa può fare per sostenere la ripresa produttiva?

Prima di tutto evitare rituali e polemiche inutili. Poi mettersi a lavorare e dare un esempio di efficienza, di rispetto per il territorio. Quella è un’area che ha molte specificità, rappresenta un piccolo ma significativo pezzo di quel made in Italy che riesce ad affermarsi nel mondo, va sostenuta in ogni modo. Detto ciò, la verità è che serve un fondo grandi rischi. L’aumento delle accise, i fondi della spending review mi sembra che possano rispondere più che altro a un effetto annuncio. L’Italia periodicamente si ritrova di fronte a problemi di questo tipo, non possiamo più fare finta di non rendercene conto.

Lei è di Piacenza, non lontano dall’epicentro. È stato nelle zone più colpite? Che situazione ha trovato?

No, guardi, per quanto mi riguarda trovo inutile andare a fare le sfilate. La gente ha bisogno di altro, di atti concreti, non di situazioni che magari intralciano pure i soccorsi. Altra cosa è, invece, la gara di solidarietà di questi giorni e a cui tutti – comuni limitrofi, cittadini, organizzazioni sindacali e politiche – siamo chiamati.

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