La pseudo tassa su cani e gatti? Una vera opera di disinformazione
Venerdì abbiamo assistito tutti all’ennesima operazione di disinformazione di massa. Mi riferisco alla falsa notizia di una tassa sui cani e gatti che è diventata la notizia del giorno. Tutto è iniziato quando l’Ansa ha diffuso questa notizia: «Spunta la tassa su cani e gatti. Una proposta in dirittura d’arrivo in commissione Affari Sociali della Camera prevede che i Comuni possano istituire una tariffa per i proprietari di cani e gatti per finanziare iniziative contro il randagismo. Il sottosegretario Polillo ha detto di condividere in linea di principio». Si scatenano le dichiarazioni al fulmicotone contro il governo delle tasse e contro quei “pazzi sciagurati” che hanno avanzato tale proposta. I parlamentari interpellati, e anche ex ministri, iniziano il noto gioco dello scarica barile: è una proposta del Pd, no è del Pdl. Come spesso succede, non sapendo chi ha fatto cosa, si scava nel passato, risalendo alle origini, ossia individuando gli autori della proposta di legge da cui è partito l’iter legislativo del ddl “Nuove norme in materia di animali d’affezione, di prevenzione e controllo del randagismo e di tutela dell’incolumità pubblica”. Queste sono l’onorevole Jole Santelli e la sottoscritta. Anche i bambini sanno che un conto è la proposta di legge originaria, un altro è il testo uscito dalla commissione competente dopo gli innumerevoli passaggi legislativi. I lavori della Commissione Affari Sociali, infatti, sono iniziati il 22 aprile del 2009 con un lungo giro di audizioni con le amministrazioni comunali, le associazioni animaliste, gli ordini dei medici veterinari. Dalle loro proposte è uscito fuori il testo, contenente anche la contestata norma sulle tariffe comunali, che è stata mandata alle Commissione Finanze per il parere. È lì che si è verificato il patatrac, cioè il governo ha avuto l’ardire di condividere una cosa ovvia: ossia che i Comuni possono istituire una tassa di scopo per contrastare il randagismo. Si scatena il putiferio, al punto da far commettere allo stesso sottosegretario Polillo una gaffe: su twitter dichiara: «Stavo scherzando». Facciamo i seri: il governo non poteva non essere d’accordo su una facoltà che i Comuni già hanno. Allora qual è il problema? Il tanto criticato comma 6, dell’art. 14, dice che i Comuni possono istituire una tariffa, al cui pagamento sono tenuti i proprietari di cani e gatti, destinata all’adozione di animali d’affezione e a prestazioni medico-veterinarie di base. Per prestazioni medico veterinarie di base si intende la profilassi vaccinale, la profilassi e la cura di malattie, la prevenzione e il controllo delle nascite, l’identificazione elettronica e l’iscrizione all’anagrafe canina e felina e le prestazioni di medicina veterinaria comportamentale, nei casi di cani di comprovata pericolosità, di cui possono usufruire esclusivamente le fasce socialmente più svantaggiate. Il quadro si chiarisce! Questa tariffa serve ad offrire ai meno abbienti la possibilità di portare il proprio cane e gatto dal veterinario. Ricordo ai finti indignati che sterilizzare un gatto o un cane costa non meno di 80 euro, per non parlare di altre prestazioni. Questa è la ragione dello scandalo? Il randagismo si può debellare solo incentivando i proprietari ad iscrivere i cani e gatti alle anagrafi, a sterilizzarli e ad avere cure veterinarie non troppo costose, tutte cose che oggi non abbiamo e che rappresentano la causa prima degli abbandoni. Contrariamente a quanto si è scritto, è proprio l’approvazione di questa tariffa comunale a rappresentare un deterrente agli abbandoni. Allora mi chiedo: perché è stata così osteggiata? Come sono tanti a non volere il randagismo, altrettanto numerosi sono coloro che lo vogliono, perché tale emergenza rappresenta per loro l’unica fonte di lucro e questo spiega il perché di quest’inutile polemica portata avanti anche da alcune associazioni animaliste. E non è un caso che io sia stata la prima vittima di questa campagna denigratoria, attaccata personalmente anche da colleghe parlamentari, in quanto portavoce del gruppo parlamentare Diritti degli Animali, che in questa legislatura ha conseguito importanti vittorie: l’approvazione, dopo 23 anni, della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia; l’obbligo di soccorso animale nel nuovo codice della strada; l’inasprimento delle pene per i reati di maltrattamento e uccisione degli animali; l’istituzione del reato di traffico di cuccioli e molte altre cose. Adesso vogliono bloccare l’approvazione delle nuove norme per il contrasto del randagismo. Non so se ci riusciranno.
*parlamentare del Pdl