Trasparenza nei partiti: il Pdl mette il turbo
La strada viene tracciata, senza tentennamenti. Servono nuove regole interne ai partiti per far fronte all’ondata di antipolitica che il caso Lusi-Margherita ha fatto deflagrare ancor più in queste settimane. Le forze politiche devono tornare al centro, recuperare credibilità tra la gente, essere così senza macchia da non lasciare spazio al minimo sospetto. Per questo il Pdl vuole accelerare per garantire nei confronti dei cittadini il massimo di trasparenza nell’utilizzo dei denari pubblici. Proprio ieri che il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro, con un colpo di teatro dei suoi, ha fatto sapere che sta mettendo a punto il quesito referendario per abrogare l’attuale legge sul finanziamento pubblico dei partiti, il Pdl è al lavoro per dare una risposta concreta: il percorso da seguire non è certamente quello indicato dai dipietristi, zeppo di populismo.
I partiti con le carte in regola hanno tutte le risorse interne per aprire una nuova stagione di trasparenza. Così, ieri mattina, il Pdl ha chiamato tutti a rapporto presso il coordinamento nazionale e in una riunione allargata ai capigruppo di Camera e Senato e delle commissioni Affari costituzionali è stata decisa la presentazione entro pochi giorni di una proposta di legge per il riconoscimento giuridico dei partiti pubblici, proprio in attuazione dell’articolo 49 della Costituzione e dei princìpi di trasparenza e di partecipazione democratica. Una battaglia inscritta nel dna del centrodestra.
«Servono nuove regole per far fronte all’antipolitica, in un momento in cui il caso Lusi-Margherita rischia di travolgerci tutti senza distinguere chi ha le carte in regola e chi no. Per questo ci teniamo a presentare un testo nostro», ci dice uscendo dalla riunione Massimo Corsaro, vicecoordinatore vicario del gruppo Pdl alla Camera . «Si tratta di una battaglia con due obiettivi: il primo è quello di rispondere all’ondata anticasta con un atto serio e con norme che regolamentino la finanziabilità, l’utilizzo delle risorse dei partiti e soprattutto la certificazione dell’utilizzo delle risorse. Insomma, non è più ammissibile che i cittadini assistano a quello ci pone di fronte il duello Lusi-Rutelli, ossia la creazione di un “tesoretto” creatosi perché non si dovevano rendicontare i contributi pubblici. Per cui intensificheremo le norme sulla trasparenza e sulla certificazione dei bilanci perché gli italiani abbiano la certezza che i denari pubblici siano utilizzati per la politica».
Ma c’è anche un altro obiettivo che sta a cuore, quello di «garantire la democraticità dei processi decisionali. Definire la natura dei partiti significa anche regolamentare come avvengono i processi decisionali e come vengono eletti gli organi interni».
Insomma, un palazzo di vetro. Giuseppe Calderisi parlamentare del Pdl componente della commissione Affari costituzionali, pone l’accento sul fatto «che abbiamo vissuto finora su una contraddizione: se c’è un finanziamento pubblico, deve esserci anche un riconoscimento delle regole interne dei partiti. Tutte le vicende di queste settimane spingono i questa direzione, in ossequio all’articolo 49 della Costituzione, che non si è mai potuto onorare per le “resistenze” che ci sono sempre state fin dagli albori della nostra Repubblica all’interno dell’ex Partito comunista e della Democrazia cristiana, che aveva un problema di correnti e non voleva formalizzare norme ferree interne».
Non che regole non ve ne siano attualmente, chiarisce Calderisi, «anzi noi riteniamo che nel caso Lusi- Margherita ci siano state delle violazioni proprio delle regole vigenti. Certo è che il riconoscimento giuridico dei partiti cambierà in profondità la natura delle cose: si passa da una concezione privatistica, che ha solo qualche momento di natura pubblica, come le candidature, i rimborsi elettorali, a un riconoscimento della funzione pubblica dei partiti con le regole che ne conseguono. Contiamo di fare presto per la presentazione di questa proposta di legge, una settimana, massimo due».
Proposta di legge necessaria, dunque, urgente più che mai. «Il primo aspetto da evidenziare è proprio questo, riconoscere che una legge va fatta presto», spiega il capogruppo dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, che entra nel merito dei punti-chiave che si sono toccati e che la proposta di legge dovrebbe seguire: «La seconda questione è quella di garantire la vita democratica dei partiti, la partecipazione degli iscritti attraverso i congressi e le assemblee; ma anche quella di garantire l’autonomia dei partiti stessi. La legge – tiene a ribadire Gasparri – dovrà contemplare una linea di confine tra la garanzia di democrazia interna e l’autonomia dei partiti».
Terzo punto: «La questione delle primarie, che devono essere previste come una possibilità da praticare, anche se ritengo che vadano riservate alle cariche apicali. Inoltre bisognerà evitare la contraddizione, che per chi è presidenzialista come me è rilevante. Mi spiego: con le primarie ci sarebbe una sorta di “presidenzialismo nei partiti” che poi non ha un seguito nel presidenzialismo costituzionale. Bisognerà stare attenti a non creare confusioni. Quarto punto, le norme sulla trasparenza. Il Pdl – prosegue il capogruppo del Pdl Senato – ha le carte in regola che altri non hanno e le nuove norme dovranno essere funzionali alla certificazioni dei bilanci. Quinto aspetto, stabilire regole certe sulla gestione delle risorse dei partiti che hanno cessato l’attività: norme per quelli che che si sono sciolti con atti giuridici e norme in caso di scioglimento anticipato del Parlamento. In questi ultimi casi c’è chi propone che i rimborsi elettorali vadano aboliti. A titolo personale, ho proposto che questi rimborsi potrebbero essere utilizzati per scopi e attività benefiche». Ultimo, ma non meno rilevante aspetto, «è che non dovremmo limitarci all’articolo 49 che riguarda i partiti, ma anche affrontare l’articolo 39 per regolamentare l’attività e la registrazione dei sindacati».