Ministri politicamente modificati
Prima l’intenzione di discutere di Rai e giustizia. Ora un ministro-tecnico si presenta in Europa e si mostra disponibile a cambiare l’indirizzo sostenuto e confermato da tre governi nazionali sugli Ogm. Il governo dei tecnici agisce sempre più come un esecutivo legittimato dal consenso popolare, passando dalle tasse, alle liberalizzazioni e ad altri temi di stretta pertinenza economica, fino alla questione degli organismi genetici modificati, l’ultima in ordine di tempo. Il dibattito sugli Ogm nasce a Bruxelles dove la presidenza danese dell’Ue sta cercando di spingere per trovare un compromesso su come regolamentare le colture Ogm in Europa. Malgrado tra i Paesi europei ci sia uno zoccolo duro di chi si oppone a questo tipo di produzione, l’Italia rappresentata dal ministro dell’Ambiente, Corrado Clini ha aperto alla proposta che la Ue conceda le autorizzazioni agli Ogm, salvo poi lasciare decidere i singoli Stati se vietarli o meno al loro interno. Il primo vertice si è chiuso con una fumata nera, ma al di là della questione di merito, sulla quale si manifestano opinioni discordanti, a saltare sotto gli occhi è proprio la questione di metodo. Anche ieri Clini, intervistato dal Corriere della Sera, ha sottolineato che in Italia «bisogna aprire una riflessione seria che deve coinvolgere la ricerca e la produzione agricola sul ruolo dell’ingegneria genetica e di alcune possibili applicazioni degli Ogm». Ma non si tratta, ha aggiunto il ministro, «di una apertura tout court» ma di valutare anche i «molti benefici» che può portare l’ingegneria genetica. Bisogna cercare di superare il «paradosso» della «paura» che si «snaturino i nostri prodotti tipici», chiarisce, perché in realtà molti di essi, «il grano duro, il riso Carnaroli, il pomodoro San Marzano, il basilico ligure, la vite Nero d’Avola, la cipolla rossa di Tropea, il broccolo romanesco» sono stati ottenuti con «incroci e con la mutagenesi dei semi». L’aut aut a Clini è arrivato dal collega di governo, il ministro delle Politiche agricole Mario Catania: «Dissento dall’intervista che il ministro dell’Ambiente Corrado Clini: io non penso sia conforme agli interessi del nostro sistema agroalimentare un’apertura agli Ogm. Come ministro delle Politiche agricole ritengo per altro che gli stessi consumatori, i produttori non la vogliono». Per poi aggiungere: «Non c’è stata alcuna diffusione in Consiglio dei ministri sugli Ogm e quindi in linea di principio, non avendo discusso il dossier, si presume che la posizione è quella assunta dal precedente governo». Catania ha liquidato le dichiarazioni di Clini come «valutazioni personali, legittime ma che non impegnano il governo. Dichiarazioni forse mal riportate perchè non si può dire che abbiamo il San Marzano o altri prodotti tipici, grazie all’ingegneria genetica». Subito dopo è arrivato il parziale dietro-front del ministro dell’Ambiente: «Non c’è nessun progetto in Italia per liberalizzarli». Ma le frasi di Clini hanno aperto un dibattito nell’agone politico e nel Pdl.
Da Strasburgo Roberta Angelilli, vice presidente del Parlamento europeo, ha puntualizzato che «sugli Ogm assistiamo da parte del ministro dell’Ambiente Corrado Clini a un’altra fuga in avanti dopo le dichiarazioni sul nucleare». E ha invitato Clini a essere «più cauto quando esprime le proprie opinioni, consapevole del ruolo istituzionale che ricopre». «In un momento cosi delicato per l’economia – ha sottolineato la Angelilli – bisogna anzi tutelare le produzioni avviate dagli imprenditori agricoli italiani che puntano sulla tipicità, sull’alta qualità e sull’eccellenza dei propri prodotti. Produzioni che mirano attraverso controlli e processi di tracciabilità a tutelare la salute dei cittadini. Il ministro competente in Italia è Catania che ha bocciato la proposta di Clini e, quindi, ci affidiamo alla sua responsabilità perché non bisogna snaturare l’identità italiana».
Non entra neppure nel merito Giorgia Meloni: «Non discuto neppure della sindacabile intervista nei contenuti di Clini. Discuto di metodo, non può essere un governo tecnico nominato temporaneamente per risolvere problemi economici e senza mandato degli italiani a ridiscutere a livello europeo le posizioni dell’Italia senza concordarle con nessuno. Il tema degli Ogm è un tema delicatissimo, sul quale ci sono tanti interessi in ballo e sul quale sono scoppiate in passato tantissime polemiche. Il governo dei tecnici non può affrontare un tema del genere senza legittimità elettorale, perché se lo fa vuol dire che gli italiani non contano più nulla». E sulla stessa linea anche Fabio Rampelli: «Il ministro Clini dovrebbe tenere a mente che la sua presenza al governo è giustificata esclusivamente dalle competenze tecniche, che deve mettere al servizio delle scelte politiche che l’Italia ha fatto nel corso degli anni. Pare che da noi – ha detto – tutto possa accadere, ma non accadrà che un governo privo del consenso diretto dei cittadini che, solitamente, si raccoglie con libere elezioni possa mettere in discussione decisioni prese sugli organismi geneticamente modificati in agricoltura, o, come accaduto pochi giorni dopo il suo insediamento, sull’energia nucleare. È bene che il ministro Clini ricordi che su questo tema si sono espressi ben due volte con referendum dai risultati bulgari». Critico anche Luigi Compagna, membro della Commissione permanente agricoltura e produzione agroalimentare del Senato: «Al momento, quello del ministro Clini, mi sembrano banalità di maniera e di circostanza. Il Parlamento italiano è disponibilissimo a qualsiasi prospettiva di approfondimento della materia nei termini più aperti che la coscienza europea potrà suggerire, ma al momento con buona pace delle divagazioni del governo Monti la priorità delle priorità per la nostra agricoltura non sta negli Ogm, ma nell’Imu sui terreni agricoli. In materia c’è stato martedì il voto su un ordine del giorno alla Camera che ha visto governo e Pdl su posizioni diverse ecco perché con tutto il rispetto quello del ministro Clini sembra un voler parlar d’altro. Ogm – ha detto – è una sigla europeistica, in Italia il discorso implica ben altro saper approfondire e ben altro saper distinguere. Certo non possiamo rinunciare alla storia, all’agricoltura, al cibo e ai prodotti tipici della nazione Italia in nome di una griglia burocratica più o meno generica». Nel Pdl le opinioni variano e c’è anche chi come Lucio Malan che ha espresso apprezzamento per le posizioni del ministro dell’Ambiente: «La qualità italiana va certo difesa con il massimo impegno, e ogni cautela va usata nella sperimentazione. Ma non si può rifiutare a priori una tecnica che, in certi settori, può dare grandi benefici e che, peraltro, è usata da millenni attraverso la selezione delle specie migliori».