Dopo gli sfigati, i Monti-boys impallinano i “figli di mammà”
«Italiani fermi al posto fisso nella stessa città a fianco di mamma e papà», parola di Anna Maria Cancellieri. Dopo i bamboccioni, gli sfigati e gli amanti della “monotonia lavorativa”, arrivano i “mammoni”, che non riescono a staccarsi dalla gonna della mamma, e i figli di papà. Tutti a pendere dalle labbra e dal portafoglio dei genitori, che semmai comprano un’auto su cui far scorazzare i figli e regalano una vita al riparo dalle insidie, il contrario della vita spericolata di Vasco Rossi. Proprio contro bamboccioni, sfigati, monotoni, mammoni e figli di papà è partita la controffensiva del governo tecnico, una controffensiva tesa a “giustificare” i provvedimenti sul lavoro, quasi la scusante per non versare nuove lacrimucce. A questo vanno aggiunte le dichiarazioni di Elsa Fornero che aveva già detto: «Il governo cerca un accordo sulla riforma, ma se non lo troverà andrà avanti da solo».
I sindacati sono… serviti
I leader sindacali si affannano a porre paletti e a fare affermazioni di rito sull’intangibilità dell’articolo 18, ma partono battuti in partenza. In realtà, il governo non ha nessuna intenzione di far tesoro dei loro suggerimenti, si sta soltanto limitando ad ascoltarli per consentire a Camusso, Bonanni e Angeletti di salvare la faccia. La riforma, infatti, appare già scritta. C’è bisogno di un po’ di teatrino per rendere la pietanza più digeribile ai papaveri della Triplice, dopo la sconfitta senza compromessi rimediata sulle pensioni. E pazienza se, ancora una volta, saranno i lavoratori a trovare indigesti i contenuti del provvedimento.
Moderni per forza
«Il mondo sta cambiando», sentenzia la Cancellieri, e così lascia intendere che chi si schiera con il governo è moderno, mentre chi si colloca sull’altro versante è antico o addirittura peggio, perché – sostiene – «dobbiamo fare un salto», visto che «il mondo sta cambiando». Insomma, bisogna agire ed è necessario farlo in fretta. La Fornero interviene all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Torino e lo dice a chiare lettere: «Avanti anche da soli, sulla riforma non si può più tergiversare. Il percorso deve essere rapido, non ci si può fermare ad aspettare». L’articolo 18, quindi, secondo il governo ha le ore contate, saranno poi le Camere, se lo riterranno opportuno, ad apportare modifiche al provvedimento e ad assumersi la responsabilità di averlo fatto di fronte al Paese e alle autorità internazionali che in queste settimane puntano a sgombrare la strada a Palazzo Chigi magnificando le misure adottate in questi primi due mesi di vita. E la necessità di creare occupazione? Il ministro del Welfare invita tutti a non farsi illusioni: «La riforma non è una bacchetta magica che può dare lavoro immediato a quanti oggi non ce l’hanno, ma vogliamo restituire prospettive al Paese». E sul posto fisso sottolinea: «Bisogna spalmare le tutele su tutti, non promettere il posto fisso che non si può dare. Questo vuol dire fare promesse facili, dare illusioni». Tutti licenziati, quindi? Non esageriamo. «Non vogliamo che non esista questa possibilità – chiosa la Fornero – ma che chi è stato licenziato sia aiutato dalle istituzioni e dall’azienda a trovare in tempi ragionevoli una nuova occupazione». Parole in politichese che Emma Marcegaglia si incarica di spiegare a tutti: «L’articolo 18 è sul tavolo».
Tavolo a perdere
Una dichiarazione, quest’ultima, che ha tutta l’aria di essere più un buon proponimento che un fatto concreto. Con i posti di lavoro in calo e l’economia in recessione, né il governo né le aziende saranno infatti in grado di garantire chicchessia. E il tavolo di Palazzo Chigi non potrà che essere un tavolo a perdere. Al momento, comunque, secondo quanto dichiarato ieri dal ministro Corrado Passera,«ancora non ha raggiunto alcuna conclusione, c’è un abuso degli ammortizzatori sociali, anche quando non c’è effettiva possibilità di risanare l’azienda». Un discorso che riporta sul tavolo assieme all’articolo 18 e alla flessibilità in entrata e in uscita anche il problema della cassa integrazione e della disoccupazione. Temi che la Fornero ha detto di voler comunque affrontare con la probabile abolizione della cig straordinaria che, invece, sindacati e imprese difendono.
La clava del governo
La parola d’ordine emersa nelle ultime ore e che, stando agli organi di stampa, avrebbe reso più duttili sia la Cisl che la Uil, è la cosiddetta «manutenzione dell’articolo 18». Un termine tecnico usato per dire che si sta pensando di tirare fuori dall’area delle garanzie questioni come «i licenziamenti economici», perché – ha affermato Raffaele Bonanni – «alcune inefficienze possiamo anche revisionarle». E anche Angeletti è apparso possibilista: «Sono disposto a dire sì a una legge che dica esplicitamente, fatte salve le ragioni discriminatorie, quando il licenziamento è consentito per motivi economici». Intanto però, secondo la Uil, si cominci con il riprogrammare la spesa degli 8 miliardi di euro dei fondi comunitari finalizzandoli al piano straordinario per l’occupazione come indicato dalla Commissione europea lo scorso dicembre. All’Ugl, comunque, questo potrebbe non bastare. Alla Fornero, che ripete di voler bandire la «clava» per usare «la parte positiva e propositiva del dialogo», Giovanni Centrella risponde che non intende accettare manutenzioni «né leggere né pesanti» dell’articolo 18 e annuncia che il sindacato è pronto allo sciopero generale.
L’Ugl non è certo isolata
Una posizione che appare meno isolata di quanto non potrebbe sembrare a prima vista. Un po’ perché Centrella fa sapere di avere una consultazione continua con Cgil, Cisl e Uil e un po’ perché Susanna Camusso già ieri ha affermato a Radio Popolare che «una manutenzione dell’articolo18, intesa come diminuzione della sua efficacia, non è giusta e nemmeno necessaria». E al ministro del Welfare che aveva sottolineato l’esigenza di una trattativa rapida ha risposto che «il tempo del negoziato può essere lungo o breve», lasciando intendere che se si dovessero investire le tematiche legate all’articolo 18 i tempi potrebbero diventare lunghi. Allora è muro contro muro? Non è detto. Centrella si dice disponibile ad esaminare la possibilità di ridurre le tipologie contrattuali, prevedendo per l’ingresso nel mercato del lavoro «l’apprendistato», mentre per gli over 50 si dovrebbero potenziare i contratti di solidarietà e di reinserimento. Il leader dell’Ugl invita «i tecnici al governo a guardare alla realtà vera del nostro Paese, perché – afferma – secondo me non la conoscono».