Barack Obama ama tutti, la redazione unica ama Monti

9 Feb 2012 20:43 - di

Meglio della Scavolini, che era la cucina più amata dagli italiani. Meglio di Lorella Cuccarini, protagonista del celebre spot e a sua volta la showgirl più amata dagli italiani. A leggere le cronache dei giornali e le interviste, Mario Monti sembra non avere rivali. Addirittura va oltre i confini, «è il leader europeo più amato dai tedeschi», raccontano alcuni organi di stampa. Lui vola da Obama per «un nuovo patto Usa-Ue», è – udite, udite – l’interlocutore-principe del presidente statunitense per l’intera Europa. C’è chi lo inquadra come l’artefice dei destini economici dell’intero Vecchio Continente. Ma come abbiamo fatto, fino a oggi, a non accorgerci di avere un tale tesoro? La Stampa pubblica un’interessante intervista al presidente americano su tutto lo scibile mondiale e sulla crisi, ma dalla lettura dei titoli si ha l’impressione che dalle decisioni del premier italiano dipendono i destini dell’intera economia europea prima e di quella mondiale in seconda istanza. Francamente troppo. E non perché Obama sia stato avaro di elogi nei confronti di Monti. Tutt’altro. Il presidente Usa, del resto, a suo tempo ha anche espresso giudizi lusinghieri nei confronti di Silvio Berlusconi. Ma, in quella occasione, la stampa non solo non suonò le trombe, ma ssostenne che erano dichiarazioni di routine. Alcuni giunsero perfino a dire che, avendo il Cavaliere parlato di «uomo abbronzato» quando Obama approdò alla Casa Bianca, il presidente Usa se l’era legata al dito e quindi parlava per «correttezza istituzionale». La “redazione unica”, che fa il bello e il cattivo tempo nei nostri giornali, ama Monti. E si comporta di conseguenza.

L’uomo del “destino”
«Può quest’uomo salvare l’Europa?», titola il magazine statunitense Time che dedica la copertina del nuovo numero dell’edizione asiatica ed europea al premier italiano, definito dal settimanale un primo ministro «in tempi disperati». E con questo quasi spiega che se non ci riesce lui il lavoro sarebbe improbo per tutti. Le attese, comunque, ci sono tutte. Il salva-Italia è un dato di fatto, al salva-Europa si sta lavorando, il salva-mondo verrà in seguito. Intanto il premier si augura di riuscire a «cambiare il modo di vivere degli italiani». In Silvio Berlusconi, in particolare, la metamorfosi è già avvenuta. Il suo sostegno all’esecutivo Monti, secondo l’intervista di Time allo stesso premier, nasce dal fatto che il Cavaliere «si rende conto del guadagno di credibilità, reputazione e considerazione dell’Italia a livello internazionale e sta cercando di trarne beneficio». Miracolo riuscito.

Dalla Casa Bianca a Wall Street
Ieri alla Casa Bianca per un primo incontro con il presidente  degli Stati Uniti, oggi all’Onu e a Wall Street. Il programma statunitense di Monti è tutt’altro che da prendere sotto gamba. Ha già incontrato il presidente della Camera dei rappresentanti, John Boehner e diversi parlamentari; è intervenuto al Peterson Institute, uno dei più prestigiosi think-tank americani; ha visto Obama nello Studio Ovale, ha letto con il presidente una dichiarazione nella sala stampa, ha risposto ai giornalisti di fronte all’ingresso della West Wing, l’ala occidentale della Casa Bianca dove il presidente Usa ha lo studio; ha tenuto una conferenza stampa all’ambasciata italiana. E oggi si riparte. Nel primo pomeriggio Monti incontra gli operatori economici e finanziari di Wall Street, poi si reca al Palazzo di Vetro per un faccia a faccia con il segretario generale dell’Onu Ban ki-Moon e, successivamente, con il presidente delle Nazioni Unite, Nassir Abdulaziz al-Nasser. Poi, in serata, il premier italiano incontra la stampa italiana presso la rappresentanza Onu e quindi si sposta al Consolato generale d’Italia a New York dove lo attende una nutrita rappresentanza della comunità italiana.

Le misure dell’Italia
Monti e Obama si sono confrontati (l’incontro è avvenuto intorno alle 21 ora italiana) sui «passi complessivi che il governo italiano sta compiendo per riconquistare la fiducia dei mercati e per rafforzare  la crescita attraverso le riforme strutturali, con sullo sfondo  le prospettive di espansione della rete di protezione del sistema finanziario europeo. L’economia è stato il piatto forte, ma non è stato dimenticato neppure il resto, attraverso la sottolineatura che l’Italia e gli Stati Uniti sono stretti alleati nell’ambito della Nato e si coordinano continuamente  su una vasta gamma di priorità regionali e globali. «L’Italia – si legge in un comunicato della Casa Bianca – è membro fondatore della Nato e il presidente Obama apprezza l’importante contributo che il Paese dà alla sicurezza internazionale, all’interno dell’Europa e fuori, compresa la sua attuale leadership della missione Isaf in Afghanistan». Riflettori puntati anche sugli sviluppi della situazione nel Medio Oriente e in Nordafrica. Tutte cose che non hanno nulla a che vedere con l’operato del governo Monti, ma che sono conseguenza delle decisioni adottate da Berlusconi quando era premier.

Destini comuni
Quanto all’interesse degli Stati Uniti verso la crisi europea, Obama ha sottolineato che le fortune Usa «sono intrinsecamente legate» a quelle del Vecchio Continente e che «le relazioni con l’Europa sono una parte importante degli sforzi per creare posti di lavoro e prosperità negli Stati Uniti».  Cosa c’entra Monti con tutto questo? C’entra perché, secondo l’inquilino della Casa Bianca, sotto la leadership del nostro primo ministro «l’Italia sta facendo passi impressionanti per modernizzare la sua economia, ridurre il proprio deficit attraverso la combinazione di misure  su entrate e spese e riposizionando la nazione sul cammino della crescita». Sul fronte europeo il presidente americano ha affermato di condividere l’affermazione di Monti, secondo cui se l’Europa «mette in atto firewall (risorse) sufficientemente grandi, si riduce la possibilità di doverle usare». Affermazione che riporta la questione allo stato vero delle cose: è Angela Merkel e non Mario Monti ad avere in mano il passaporto per l’uscita dalla crisi.

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